Venerdì pomeriggio, nell'ambito dell'iniziativa Radical Party in corso a Milano dal 28 settembre al 9 ottobre, Vittorio Feltri incontra Marco Pannella per discutere pubblicamente dello stato criminale della giustizia in Italia, dalla condizione delle carceri all'intollerabile lunghezza dei processi. Ripubblichiamo quindi un articolo in cui il giornalista spiega il suo sostegno alla proposta di amnistia lanciata da Pannella e dai radicali. Appuntamento venerdì 5 ottobre alle ore 17:00, presso il gazebo Radical Party in piazza Cordusio (MM1 Cordusio) a Milano.
Di Vittorio Feltri.
Da Il Giornale del 25 giugno 2011.
È una posizione impopolare che molti italiani non capiscono. Ma qualcuno deve smuovere l'indifferenza del Parlamento. Marco Pannella sfida la morte per dire che i carcerati hanno diritto a situazioni dignitose. Se l'Italia non può costruire nuovi penitenziari, si rassegni a trovare pene alternative.
L'ennesima violenza di Marco Pannella su se stesso (sciopero della sete, un rischio letale) lascia perplessi gli italiani se addirittura non li irrita.
Perché è finalizzata ad accendere l'attenzione della politica, e dell'opinione pubblica in generale, su un problema autentico, grave, che tuttavia la gente non considera neppure: la condizione disumana in cui vengono tenuti i carcerati. La mentalità diffusa è questa: chi finisce dentro ci deve rimanere per espiare. Non importa se la metà dei detenuti è in attesa di giudizio e non è detto sia colpevole. Non importa neppure che la Costituzione (oltre alla tradizione di civiltà) sia chiara: la pena deve servire a emendare (rieducare) e non può trasformarsi in una sorta di vendetta contro il reo, il quale dunque sia privato della libertà, ma non della dignità.
Il più delle volte questi discorsi teorici fanno venire i nervi a chi li ascolta, convinto semmai dell'opportunità di infliggere qualsiasi tormento a chi sta dietro le sbarre, così impara a non delinquere. Se le prigioni sono sovraffollate, indecenti, stabilimenti di tortura dove la promiscuità annulla la personalità e abbrutisce, chissenefrega: tanto peggio per i criminali, tanto meglio per noi onesti. L'idea cambia se all'onesto capita (eccome se capita) di essere arrestato, magari per errore. Allora prova cosa voglia dire nel Terzo Millennio subire umiliazioni di tipo medievale e si propone, appena fuori, di dedicare il resto della vita alla battaglia: riservare ai carcerati un trattamento almeno cristiano se non proprio civile.
Peccato che dopo un mese di libertà, il ricordo dei patimenti sbiadisca e la volontà che essi non si ripetano mai più, per nessuno, evapori e lasci il posto ad altri impegni. Sicché per i detenuti si perpetuano indicibili sofferenze. L'unico politico che invece non dimentica mai nessuno, nemmeno gli «ultimi», è Marco Pannella, eroe (senza retorica) di mille guerre contro le ingiustizie (e a favore dei diritti), alcune perse e molte vinte. Lui, il Grande Radicale, ha speso l'esistenza non per arricchirsi e farsi bello in tivù, ma per imporre le «ragioni della Ragione» sull'egoismo e la meschinità dei potenti, bravi solo a farsi gli affari propri e a difendere i privilegi della casta cui appartengono. Anche adesso, vecchio e malandato, Marco sfida la morte per dire al Palazzo che se un Paese basa il proprio ordinamento giudiziario sulle condanne alla detenzione, bisogna almeno che si doti delle strutture necessarie affinché tali condanne siano scontate in luoghi idonei. L'Italia non è all' altezza, per mancanza di mezzi, di costruire nuovi penitenziari Si rassegni a trovare pene alternative.
E a depenalizzare certi reati. Infine l'amnistia non è una bestemmia. Se ne discuta con serietà come si faceva un tempo. E si rammenti che, a differenza dell'indulto, cancella il reato e quindi anche il processo, non solamente la sanzione, e pertanto la sua applicazione contribuirebbe a sollevare i tribunali dal lavoro che non riescono a svolgere. Azzerare e ripartire da capo. Forza Pannella. E che qualcuno gli dia retta. So che questo articolo è impopolare. Mi auguro però serva a smuovere dall'indifferenza i signori del Parlamento.
www.radicalisenzafissadimora.org
Nessun commento:
Posta un commento