mercoledì 3 ottobre 2012

Vittorio Feltri: Cari onorevoli, sull'amnistia io sto con Pannella


Venerdì pomeriggio, nell'ambito dell'iniziativa Radical Party in corso a Milano dal 28 settembre al 9 ottobre, Vittorio Feltri incontra Marco Pannella per discutere pubblicamente dello stato criminale della giustizia in Italia, dalla condizione delle carceri all'intollerabile lunghezza dei processi. Ripubblichiamo quindi un articolo in cui il giornalista spiega il suo sostegno alla proposta di amnistia lanciata da Pannella e dai radicali. Appuntamento venerdì 5 ottobre alle ore 17:00, presso il gazebo Radical Party in piazza Cordusio (MM1 Cordusio) a Milano.


Di Vittorio Feltri.
Da Il Giornale del 25 giugno 2011.

È una posizione impopolare che molti italiani non capiscono. Ma qualcuno deve smuovere l'indifferenza del Parlamento. Marco Pannella sfida la morte per dire che i carcerati hanno diritto a situazioni dignitose. Se l'Italia non può costruire nuovi penitenziari, si rassegni a trovare pene alternative.

L'ennesima violenza di Mar­co Pannella su se stesso (sciopero della sete, un ri­schio letale) lascia perplessi gli italiani se addirittura non li irrita.

Perché è finaliz­z­ata ad accendere l'attenzio­ne della politica, e dell'opi­nione pubblica in generale, su un problema autentico, grave, che tuttavia la gente non considera neppure: la condizione disumana in cui vengono tenuti i carcerati. La mentalità diffusa è que­sta: chi finisce dentro ci de­ve rimanere per espiare. Non importa se la metà dei detenuti è in attesa di giudi­zio e non è detto sia colpevo­le. Non importa neppure che la Costituzione (oltre alla tradizione di civiltà) sia chiara: la pena deve servire a emendare (rieducare) e non può trasformarsi in una sorta di vendetta contro il reo, il quale dunque sia pri­vato della libertà, ma non della dignità.

Il più delle vol­te questi discorsi teorici fan­no venire i nervi a chi li ascol­ta, convinto semmai dell'op­portunità di infliggere qual­siasi tormento a chi sta die­tro le sbarre, così impara a non delinquere. Se le prigioni sono sovraf­follate, indecenti, stabili­menti di tortura dove la pro­miscuità annulla la perso­nalità e abbrutisce, chisse­nefrega: tanto peggio per i criminali, tanto meglio per noi onesti. L'idea cambia se all'onesto capita (eccome se capita) di essere arresta­to, magari per errore. Allora prova cosa voglia dire nel Terzo Millennio subire umi­liazioni di tipo medievale e si propone, appena fuori, di dedicare il resto della vita al­la battaglia: riservare ai car­cerati un trattamento alme­no cristiano se non proprio civile.

Peccato che dopo un me­se di libertà, il ricordo dei pa­timenti sbiadisca e la volon­tà che essi non si ripetano mai più, per nessuno, evapo­ri e lasci il posto ad altri impegni. Sicché per i detenuti si perpetuano indicibili sof­ferenze. L'unico politico che invece non dimentica mai nessuno, nemmeno gli «ultimi», è Marco Pannella, eroe (senza retorica) di mil­le guerre contro le ingiusti­zie (e a favore dei diritti), al­cune perse e molte vinte. Lui, il Grande Radicale, ha speso l'esistenza non per ar­ricchirsi e farsi bello in tivù, ma per imporre le «ragioni della Ragione» sull'egoismo e la meschinità dei potenti, bravi solo a farsi gli affari propri e a difendere i privile­gi della casta cui apparten­gono. Anche adesso, vecchio e malandato, Marco sfida la morte per dire al Palazzo che se un Paese basa il pro­prio ordinamento giudizia­rio sulle condanne alla de­tenzione, bisogna almeno che si doti delle strutture ne­cessarie affinché tali con­danne siano scontate in luo­ghi idonei. L'Italia non è all' altezza, per mancanza di mezzi, di costruire nuovi pe­nitenziari Si rassegni a tro­vare pene alternative.

E a de­penalizzare certi reati. Infine l'amnistia non è una bestemmia. Se ne discu­ta con serietà come si faceva un tempo. E si rammenti che, a differenza dell'indul­to, cancella il reato e quindi anche il processo, non sola­mente la sanzione, e pertan­to la sua applicazione contri­buirebbe a sollevare i tribu­nali dal lavoro che non rie­scono a svolgere. Azzerare e ripartire da capo. Forza Pannella. E che qual­cuno gli dia retta. So che que­sto articolo è impopolare. Mi auguro però serva a smuovere dall'indifferenza i signori del Parlamento.

www.radicalisenzafissadimora.org

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