sabato 31 maggio 2014

Cedu e carceri illegali: sorda da cinque anni, l’Italia spera nella proroga

Dal  16 luglio 2009 all' 8 gennaio 2013  (sentenza autoprorogata al 28 maggio 2013 dal Governo Monti con apposito ricorso).

L'Italia ha avuto tutto il tempo per rientrare nella legalità.       E non l'ha fatto.


Il principale riferimento a livello europeo per definire la capienza ottimale della cella di un carcere, viene dalle raccomandazioni del Comitato per la Prevenzione della Tortura e delle Pene e Trattamenti Inumani e Degradanti (CPT), organo del Consiglio d’Europa.

La sentenza Sulejmanovic
I requisiti richiamati da quelle raccomandazioni sono alla base della sentenza con la quale, il 16 luglio 2009, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, condanna l’Italia per trattamenti inumani e degradanti. Dopo il ricorso (n. 22635/03) del detenuto Izet Sulejmanovic la Cedu aveva infatti accertato, nelle condizioni di detenzione del ricorrente, la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea. In particolare egli viveva, a causa del sovraffollamento, in una cella nel carcere romano di Rebibbia nella quale  aveva a disposizione solo tre metri quadrati . Una vera e propria tortura. 
Giova ricordare che il rischio di “trattamento inumano o degradante”, è relativo alle concrete condizioni di detenzione: oltre la soglia minima tollerabile dei tre metri quadrati, infatti, sono le ore trascorse fuori dalla cella, la sua ventilazione e illuminazione e la complessiva salubrità degli spazi, che determinano se il carcerato subisce trattamenti “inumani o degradanti”. Giova ricordare poi, Leggendo le recenti affermazioni – riportate dal quotidiano “Europa” – del   ministro Orlando: “Entro la fine dell’anno si andrà sotto i 59.000”, giova forse anche ricordare che, all’epoca, i prigionieri nelle carceri italiane erano 54.000.

Passano gli anni e l’Italia non migliora le condizioni delle sue galere, anzi. Negli anni il nostro Paese riesce a concentrare nelle prigioni 67.000 persone.

La sentenza Torreggiani
Ed è così che l’Italia, l’8 gennaio del 2013, viene nuovamente condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Ciò accade a seguito di 7 ricorsi presentati da detenuti nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza.  
Nell’analizzare questi ricorsi, la Corte constata che il sovraffollamento carcerario in Italia ha ormai le dimensioni di un fenomeno strutturale e sistemico e ritiene che le autorità penitenziarie italiane non siano in grado di eseguire immediatamente (a tutela dei diritti dei detenuti)  tanto le disposizioni della Magistratura di sorveglianza quanto quelle della stessa CEDU. Applica perciò la procedura della sentenza pilota: le autorità nazionali devono creare senza indugio provvedimenti che abbiano effetti preventivi e compensativi e garantiscano realmente una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento carcerario in Italia. Tali provvedimenti dovranno essere conformi ai principi della Convenzione ed essere posti in essere nel termine di un anno dalla data in cui questa sarà divenuta definitiva.

La prima reazione del Governo italiano (allora presieduto da Mario Monti) è quella di proporre ricorso avverso alla sentenza pilota; evidentemente un anno di tempo deve essere sembrato un termine troppo breve per ristabilire il rispetto dei diritti umani nelle carceri. Il ricorso è puntualmente rigettato dalla Grande Chambre, la sentenza diviene così definitiva il 28 di maggio 2013.

Il 28 maggio 2014 arriva la resa dei conti. Di amnistia e indulto non si è nemmeno voluto parlare. 
Come ha dichiarato il Presidente Giorgio Napolitano; al Governo Renzi:

toccherà dimostrare che le altre misure sono sufficienti ad adeguarci, magari non nei termini stretti indicati dalla sentenza” (…) “Se la Corte dei diritti dell’Uomo riterrà che noi non ci adeguiamo alle indicazioni da essa date, che sono indicazioni di umanizzazione delle carceri, verranno accolti dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo tutti i ricorsi presentati dai detenuti che vivono in condizioni impossibili. Questo significherà che lo Stato italiano sarà condannato a pagare cifre enormi (che sono già state calcolate, e si tratta non di milioni ma si tratta di centinaia e centinaia di milioni di euro).

La Corte si farà convincere? Concederà una proroga a uno Stato che, da cinque anni, pratica l’illegalità? 



venerdì 30 maggio 2014

Carceri illegali: fine corsa per le patrie galere? (A. Puggiotto)

L'articolo uscito il 28 maggio 2014, a pagina 14 de "Il manifesto". 

Strasburgo, fine corsa per le patrie galere?

Scade oggi l’anno concesso all’Italia per trasformare il carcere in luogo di legalità. Il cronometro era scattato dopo la condanna a Strasburgo per violazione del divieto di tortura, causata da un sovraffollamento carcerario “Strutturale e sistemico”, denunciato da una marea di ricorsi. Nei prossimi giorni conosceremo il verdetto su quanto fatto e non fatto dalle autorità italiane. Previsioni?
Tracciamo il perimetro giuridico del problema. La condanna nasceva dalla carenza di spazio in cella (sotto i tre metri quadrati a detenuto). Un malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano”, che impone “senza indugio” rimedi effettivi sia preventivi che compensativi. Tutto il resto viene dopo.
Il Guardasigilli  è fiducioso. Le novità normative e le azioni amministrative realizzate, incidendo sui flussi detentivi in entrata e in uscita, avrebbero ridotto la popolazione carceraria a 59.500 unità. E’ stata attuata la riduzione dei circa 18.000 detenuti ristretti in uno spazio tra 3 e 4 mq, troppo vicino al margine sanzionato a Strasburgo. E’ in corso un sistema che consente – con un clic sul computer – di monitorare le condizioni di ogni detenuto, in ogni cella, in ogni carcere.
Missione compiuta, dunque? Queste cifre sono oggetto di non infondate contestazioni. Assumiamole, egualmente, per vere. Statisticamente, forse, soddisferanno “un prosaico calcolo geometrico della sofferenza” (Giostra). Restano tuttavia sopra la capienza regolamentare, che pure il ministero stima assai generosamente in 48.300 posti.
Resta insoddisfatto l’obligo di introdurre adeguati rimedi compensativi. Il governo pensa a indennizzi pecuniari ovvero a sconti di pena per chi è ancora recluso. La monetizzazione di un trattamento inumano ha un che di osceno ma è nella logica del risarcimento del danno. Più problematico, anche alla luce della giurisprudenza di Strasburgo, è l’altro rimedio ipotizzato: perché l’art. 3 CEDU (divieto di tortura) non consente bilanciamenti di nessun genere. Diversamente, ad esempio, dall’art. 6 CEDU (durata irragionevole del processo), la cui violazione può compensarsi – come ha ammesso la Corte europea – con una riduzione della successiva condanna.
E’ realistico, allora, attendersi una proroga rispetto all’odierna scadenza. E non solo come apprezzamento per quanto fatto dall’Italia, che è molto ma non abbastanza. Dietro la sentenza-pilota di un anno fa c’è anche l’interesse della Corte europea a non affogare in migliaia di ricorsi siamesi (ad oggi 6.829): Strasburgo non può né deve né vuole trasformarsi in giudice di ultima istanza per un paese – il nostro – incapace di rispettare lo standard minimo e non incomprimibile di superficie dietro le sbarre.
Dovevamo pensarci prima. La sentenza Torreggiani nulla dice che la politica non sapesse: già nella scorsa legislatura le Camere discussero in seduta straordinaria il problema della condizione carceraria. Nella legislatura attuale, serviva un tempestivo dibattito parlamentare del messaggio presidenziale, parcheggiato invece per mesi. Serviva un atto di clemenza generale imposto dalla straordinaria gravità della situazione: come richiesto – inascoltati – da Quirinale, Consulta, Primo Presidente di Cassazione, e da un Marco Pannella mai domo.

Si è scelto diversamente, a favore di un’aritmia normativa che ci costringerà a giocare i tempi di recupero. Sapendo fin d’ora che, adempiuto il giudicato europeo, saremmo ancora a metà dell’opera. Perché il nostro orizzonte resta quello  costituzionale di una pena che deve tendere alla risocializzazione del reo. Un orizzonte che non si misura soltanto in metri quadri. 

Illegalità delle carceri: il Presidente Napolitano. Nessuna clemenza? “Toccherà dimostrare che le altre misure sono sufficienti ad adeguarci, magari non nei tempi stretti indicati dalla sentenza della Cedu”.



Parlando a Strasburgo, il 2 maggio,  il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo aveva detto. Ecco uno stralcio del suo intervento: 

(……) ”nel mio messaggio, (pressochè ignorato dal Parlamento n.d.r.) io ho indicato tre piste: la prima pista, quello che va rivisto nella legislazione penale e nell’ordinamento penitenziario per evitare un continuo  e insostenibile aumento dei detenuti in carcere. Una questione è – per esempio – quella della durata della custodia cautelare, della carcerazione preventiva. Voi sapete quanto sia alta la percentuale tra i detenuti di coloro che vi sono in attesa anche della prima condanna! Quindi qualcosa va modificato nella legislazione, nell’ordinamento penitenziario. Il secondo punto che ho indicato è quello, diciamo, della capienza delle carceri. Della necessità di carceri innanzitutto più moderne, anche nella loro concezione. Noi abbiamo carceri in ambienti assolutamente impossibili anche per vecchiezza, cioè per vecchiezza di concezione, per vecchiezza, diciamo,  di età. E la terza pista che io ho indicato, e poi ho detto: “Il Parlamento decida come crede”, è quella di un provvedimento di clemenza, di un provvedimento di indulto e amnistia. Questa questione è stata discussa nella Commissione giustizia della Camera dei Deputati senza arrivare ad alcuna conclusione. Io ho detto:  è una responsabilità che il Parlamento deve prendere in assoluta libertà;  non ritiene necessario e, anzi, ritiene sconsigliabile il provvedimento di indulto?  Va bene, gli  toccherà dimostrare che le altre misure sono sufficienti ad adeguarci, magari non nei termini stretti indicati dalla sentenza della Cedu, alle indicazioni che sono proprie della Corte Europea dei diritti dell’Uomo”. (…)

giovedì 29 maggio 2014

Carceri nell’illegalità: Pannella chiede le dimissioni di Matteo Renzi

Marco Pannella chiede le immediate dimissioni del presidente Renzi.  

Queste le motivazioni della richiesta:

“Opera esplicitamente e costantemente, da Presidente del Consiglio, contro indicazioni tassative della Corte Costituzionale, del Presidente della Repubblica e della Corte Europea dei diritti dell’Uomo, contro la legalità e gli obblighi indicati e reiterati oggi dal diritto”. 

Ieri, 28 maggio, si è esaurito  infatti il tempo che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo aveva concesso all’Italia per rientrare nella legalità.
Con la sentenza Torreggiani, la Corte aveva constatato che l'Italia  era responsabile della violazione “strutturale” dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (Proibizione della tortura: Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti).

mercoledì 28 maggio 2014

Carceri inumane e degradanti: scaduto ultimatum Cedu. R. Bernardini: "Non ci siamo proprio".

CARCERI, L’ ITALIA DEVE CANCELLARE TRATTAMENTI INUMANI

I trattamenti inumani e degradanti nelle carceri vanno totalmente cancellati. Non si può discutere della ‘gradazione’ della tortura, vedendo se i detenuti debbano essere torturati di più o meno. Insomma: non ci siamo proprio.

Ad ascoltare alcuni commenti sembra che con l’ultimatum dato al nostro Paese dalla Corte europea, si debba misurare la gradazione della tortura. E invece non è così: la Cedu ci ha chiesto di riomuovere le cause strutturali che generano trattanenti inumani e degradanti, e tutto questo non si è realizzato. In realtà fin dall’emanazione della sentenza Torreggiani l’Italia avrebbe dovuto rimuovere subito i trattamenti inumani, per questo abbiamo proposto da anni un provvedimento di amnistia e indulto. Certo possiamo dire che ci sono meno detenuti, ma rimane la situazione di una pena illegale che continua a essere eseguita nelle nostre carceri, anche nella forma della custodia cautelare. Noi Radicali abbiamo presentato un Dossier di oltre 50 pagine al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che a partire dal 3 giugno dovrà valutare quanto fatto dall’Italia in merito alla condanna della sentenza Torreggiani.

Nel Dossier al quale abbiamo lavorato con l’avvocato Deborah Cianfanelli, della direzione nazionale di Radicali italiani, ripercorriamo tutti gli aspetti della pena illegale in Italia, che non riguarda solo gli spazi a disposizione di ciascun detenuto (e qui il sovraffollamento persiste) ma anche la possibilità di accesso alle cure. Su questo versante la situazione è disastrosa, perché oltre i tossicodipendenti, che sono il 32%, il 27% di detenuti ha un problema psichiatrico. Ma non solo: malattie infettive debellate all’esterno -denunciano i radicali- dietro le sbarre si diffondono sempre di più. Tra queste, l’epatite C è la più frequente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%), epatite b (5,3%), Hiv (3,8%) e sifilide (2,3%). Con tutti i rischi di diffusione di queste malattie all’esterno. Nell’inchiesta dei radicali si analizzano inoltre le possibilità di accesso alle attività trattamentali, quali il lavoro e lo studio. Anche qui siamo ancora all’anno zero. C’è una percentuale bassissima di detenuti che può svolgere lavori poi spendibili all’esterno. Su quasi 60.000 detenuti, solo 2.278 solo quelli che svolgono attività per datori di lavoro esterni, mentre 12.268 fanno lavori poco qualificanti all’interno del carcere.

Quanto agli interventi approvati per ridurre l’emergenza sovraffollamento, queste misure non sono tali da far uscire l’Italia dall’illegalità e farla rientrare nei parametri costituzionali italiani ed europei. In particolare tengo a sottolineare che ancora una volta la politica ha scaricato le decisioni sui magistrati di sorveglianza. Questi ultimi, già in precedenza, non riuscivano a star dietro a tutte le istanze presentate dai detenuti in quanto la pianta organica, peraltro insufficinte, che prevede 173 unità, in realtà vede coperti soltanto 158 posti. A ciò si aggiunga il fatto che ancora più carente è il personale amministrativo e di cancelleria. Inoltre fra i compiti aggiuntivi per i magistrati di sorveglianza, c’è quello del cosiddetto ‘rimedio interno’ che l’Italia ha dovuto prevedere viste le tantissime istanze presentate alla Corte Ue da parte di detenuti. In base a questa norma, il detenuto deve fare tutta la trafila interna e alla fine del provedimento, se ritiene che i suoi diriti siano stati violati, può fare ricorso alla Corte Europea. Oggi il confronto è sulla sentenza Torreggiani. Mi auguro che presto -e su questo l’iniziativa dei Radicali e di Marco Pannella è in corso da anni- si discuta delle condanne trentennali comminate all’Italia per la violazione dll’art. 6 della Convezione dei diritti dell’uomo, e cioè per l’irragionevole durata dei processi, che secondo il Comitato dei ministri dell’Europa mette in pericolo lo stato di diritto. Sulle condizioni delle carceri italaine, come sui problemi della giustizia, da parte nostra, continueremo la lotta non violenta che non abbiamo mai dismesso. La democrazia e lo stato di diritto si possono realizzare solo difendendo i diritti umani fondamentali.


http://ritabernardini.it/carceri-l-italia-deve-cancellare-trattamenti-inumani/#sthash.C98Kk1fF.dpuf

lunedì 26 maggio 2014

Europee 2014: sorpresa, è andata come era stabilito


Il cocktail perfetto per una campagna elettorale vincente 

di Gianni Betto
Centro d'Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva

Istruzioni: prendere telegiornali e trasmissioni e sottoporre ai cittadini, a ritmo continuo, tre elementi: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Forza Italia esattamente in questo ordine.

Aggiungere quindi Premier e membri di governo fino coprire oltre il 70% dell'informazione politica televisiva per 6 mesi.

Rimuovere temi caldi, programmi, proposte e occasioni di dibattito. Aggiungere cronaca giudiziaria legata a tangenti, associazioni mafiose e scandali vari.

Mantenere il giusto quantitativo di sbarchi e problematiche legate all'immigrazione, anche in questo caso senza dibattito.

Polarizzare l'attenzione sui, soliti, temi interni e rimuovere del tutto il contesto europeo semplificandolo al solo Euro sì, euro no.

Dal rimanente 30% lasciare al di sotto del 4% chi, in ambito interno, rappresenterebbe nel prossimo futuro solo ostacolo a un paese "democratico" e "governabile".

Negare tutto il resto e attendere il risultato.

In TV in base agli ascolti (non in base al tempo)
PD + M5S + FI = 72%

Risultato elettorale:
PD + M5S + FI = 78.8%

Singole liste:
PD + Governo + Premier in TV: 41% - Risultato elettorale PD: 40,8%
M5S in TV: 15% - risultato elettorale: 21,1%
FI in TV: 14,6% - risultato elettorale: 16,8%

Lega in TV: 5% - Risultato elettorale: 6,2%
NCD in TV: 4,5% - Risultato elettorale: 4,4%
TSIPRAS in TV: 4,3% - Risultato elettorale: 4%

Tutti gli altri, in TV con meno del 4% non hanno raggiunto il 4%..

domenica 25 maggio 2014

Europee: l'editoriale di Notizie Radicali

Vecellio/elezioni.


 Non c'è peggio, sono tutti affratellati nella divisione della torta partitocratica. Sulla scheda scrivere Giustizia, Amnistia, Libertà



Credo che l'organizzazione Radicali italiani non possa e non debba dare alcuna indicazione di voto per le ormai prossime elezioni al Parlamento europeo e le amministrative. E' quanto scrive Valter Vecellio sul periodico "Notizie Radicali". Il  gioco elettorale, scrive Vecellio e' da tempo completamente falsato, confiscato, e se possibile, oggi in occasione di queste elezioni  la situazione e' ulteriormente degradata. Non ci sono insomma le condizioni per "giocare" e tutti i concorrenti in gara sono "figli" di una identica logica perversa, che comporta anche enormi interessi concreti che, come documentano le cronache quotidiane, li affratellano tutti. Pensare che si possa individuare in un Renzi un qualcosa di "meno peggio" di un Beppe Grillo o di un Silvio Berlusconi e' nel migliore dei casi illusorio e miope. A livello individuale, naturalmente, i radicali, come sempre, possono votare candidati e liste che risultano loro meno sgraditi, e sgradevoli, meno illusori, meno falsificanti. Ma il problema non e' mandare a Strasburgo o in un palazzo regionale questo o quel candidato. Il problema e' il tipo di politica che si vuole portare avanti, di cui ci vuole essere interpreti e protagonisti. Per quel che riguarda le tematiche ritenute prioritarie dai radicali nessun partito, nessun candidato ha fiatato e fiatera'. Tutti insieme appassionatamente si preparano a spartirsi e a ingollare l'ennesima torta. I singoli possono accettare questo miserabile gioco. Propongo pero' che le organizzazioni della galassia radicale se proprio devono e vogliono dare una indicazione di voto suggeriscano di scrivere sulla scheda: Amnistia, Giustizia, Libertà.





venerdì 23 maggio 2014

Dossier radicale a Strasburgo sulla sentenza Torreggiani

 

 Dossier radicale a Strasburgo 

sulla sentenza Torreggiani


Punto per punto, oltre 50 pagine di analisi della mancata ottemperanza da parte del nostro Paese.
Non interrotto lo stato di illegalità: i trattamenti inumani e degradanti dei detenuti proseguono (violazione art. 3 - tortura).




http://radicalisenzadimora.blogspot.it/

Radicali senza fissa dimora al voto europeo: “Annulleremo la scheda scrivendo: Amnistia per la Repubblica”


  RADICALI SENZA FISSA DIMORA 
     Associazione del Partito Radicale     


COMUNICATO STAMPA
                 
Radicali senza fissa dimora al voto europeo:
 “Annulleremo la scheda scrivendo: 
Amnistia per la Repubblica”

"Chi ritiene che non sia possibile per un democratico avallare la truffa elettorale e la violazione dei principi costituzionali, si astenga, voti nullo o bianco, per obiezione - o affermazione - di coscienza contro la violenza del potere, contro il porsi fuori-legge delle istituzioni sequestrate dalla partitocrazia;" 
Marco Pannella – 1983

Queste parole sono ancora attuali, in questo regime partitocratico ormai senza partiti.

Aggiungiamo che queste elezioni, i cui risultati sono già scritti negli spazi che i media radiotelevisivi e i quotidiani riservano alle varie liste, servono per eleggere un Parlamento Europeo che poco potrà nella direzione di un federalismo europeo tanto necessario quanto dimenticato.

Perché: “Amnistia per la Repubblica” piuttosto che “Europa Federale”?
Perché l’Italia oggi è indegna perfino di questa Europa incompiuta.

Continua tranquillamente a infliggere trattamenti inumani e degradanti ai detenuti concentrati nelle sue galere, e lo fa in nome di ciascuno di noi cittadini.
Sordo alle intimazioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e ai messaggi del Presidente della Repubblica; nemmeno si accorge di calpestare i fondamenti stessi della civiltà occidentale.

Emiliano Silvestri – segretario
Marco Di Salvo – tesoriere

22 maggio 2014


radicalisenzadimora.blogspot.it

radicalisfd@gmail.com

Europee, i Radicali non partecipano al voto Ma finché ci sono loro c’è speranza

Oggi in edicola

giovedì 22 maggio 2014

Radical Nonviolent News

http://www.radicalparty.org/it/rnn-news/numero/19


Stati Uniti: Guardian, AP e altri tre quotidiani ricorrono contro il segreto di Stato in Missouri sull’iniezione letale

Sergio D'Elia 
Il segreto di Stato che sempre più avvolge la pratica delle iniezioni letali in USA è stato messo in discussione in Missouri da alcuni organi di stampa con un ricorso giurisdizionale*... [SEGUE]

Sul fronte della tutela ambientale l’Italia è uno Stato canaglia

Maurizio Bolognetti 
Nell’Italia “stato canaglia” che non rispetta il diritto comunitario in materia di tutela ambientale, può accadere che il tentativo di onorare il diritto e la legge e il... [SEGUE]

FoIA e il rischio della trasparenza parziale (3)

Marco Beltrandi 
Un aspetto ulteriore una regolamentazione del Segreto di Stato adeguata al mondo di internet e della circolazione di informazione è la necessità di fissare limiti temporali brevi in cui... [SEGUE]

Nel buio delle miniere, l’oscurità della democrazia in Turchia

Mariano Giustino* 
Ad otto giorni dalla tragedia della miniera di Soma, che ha provocato la morte di 301 minatori, emerge in modo sempre più evidente che non si è di fronte ad un tragico incidente, come... [SEGUE]

In Russia ci sono “relazioni sessuali non tradizionali”

Domenico Letizia
Le organizzazioni per i diritti civili russe denunciano l’escalation di violenza che nelle ultime settimane ha colpito i pochi eventi LGBT. Quasi tutte le manifestazioni pubbliche a sostegno... [SEGUE]

Il “sistema Lombardia”

Lorenzo Lipparini  Luca Perego 
Per anni i Radicali sono stati i soli a denunciare il “Sistema Lombardia”, senza che né i giornali, né le opposizioni “ufficiali”, né le Procure se ne... [SEGUE]

Donne, Nord Africa e Medioriente: diritti, leadership e impresa

Valeria Manieri 
L’Associazione Pari o Dispare (www.pariodispare.org), impegnata nella lotta contro le discriminazioni nei confronti delle donne e nel dialogo con politica, società civile, istituzioni... [SEGUE]

“Divorzio Breve” vuol dire eliminare la fase della separazione e non semplicemente ridurne i tempi di durata.

Alessandro Gerardi* 
Il 14 maggio la Commissione Giustizia della Camera ha licenziato il testo unificato sul “divorzio breve”. Se questa riforma diventerà legge, basterà un anno di separazione... [SEGUE]

FOTO DELLA SETTIMANA

GORIZIA, 18 MAGGIO 2014: I RADICALI DELL'ASSOCIAZIONE "TRASPARENZA È PARTECIPAZIONE" HANNO ESPOSTO UNO STRISCIONE DI 15 MT CON LA SCRITTA 'AMNISTIA' SULLA CINTA MURARIA INFERIORE DEL CASTELLO DI GORIZIA
FOTO: MICHELE MIGLIORI