Dal 16 luglio 2009 all' 8 gennaio 2013 (sentenza autoprorogata al 28 maggio 2013 dal Governo Monti con apposito ricorso).
L'Italia ha avuto tutto il tempo per rientrare nella legalità. E non l'ha fatto.
Il principale riferimento a livello europeo per
definire la capienza ottimale della cella di un carcere, viene dalle
raccomandazioni del Comitato per la Prevenzione della Tortura e delle Pene e
Trattamenti Inumani e Degradanti (CPT), organo del Consiglio d’Europa.
La
sentenza Sulejmanovic
I
requisiti richiamati da quelle raccomandazioni sono alla base della sentenza
con la quale, il 16 luglio 2009, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, condanna l’Italia per trattamenti inumani e degradanti. Dopo il ricorso (n. 22635/03) del
detenuto Izet Sulejmanovic la Cedu aveva infatti accertato, nelle condizioni di detenzione del ricorrente, la violazione
dell’art. 3 della Convenzione europea. In particolare egli viveva, a causa
del sovraffollamento, in una cella nel carcere romano di Rebibbia nella quale aveva a disposizione solo tre metri quadrati .
Una vera e propria tortura.
Giova ricordare che il rischio di “trattamento
inumano o degradante”, è relativo alle concrete condizioni di detenzione: oltre
la soglia minima tollerabile dei tre metri quadrati, infatti, sono le ore
trascorse fuori dalla cella, la sua ventilazione e illuminazione e la
complessiva salubrità degli spazi, che determinano se il carcerato subisce
trattamenti “inumani o degradanti”. Giova ricordare poi, Leggendo le recenti
affermazioni – riportate dal quotidiano “Europa” – del ministro Orlando: “Entro la fine dell’anno si
andrà sotto i 59.000”, giova forse anche ricordare che, all’epoca, i prigionieri
nelle carceri italiane erano 54.000.
Passano
gli anni e l’Italia non migliora le condizioni delle sue galere, anzi. Negli anni
il nostro Paese riesce a concentrare nelle prigioni 67.000 persone.
La
sentenza Torreggiani
Ed
è così che l’Italia, l’8 gennaio del 2013, viene nuovamente condannata dalla
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Ciò accade a seguito di 7 ricorsi
presentati da detenuti nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza.
Nell’analizzare
questi ricorsi, la Corte constata che il sovraffollamento carcerario in Italia ha ormai le dimensioni di un fenomeno strutturale e sistemico e ritiene che le autorità
penitenziarie italiane non siano in grado di eseguire immediatamente (a tutela
dei diritti dei detenuti) tanto le
disposizioni della Magistratura di sorveglianza quanto quelle della stessa CEDU.
Applica perciò la procedura della sentenza pilota: le autorità nazionali devono creare senza indugio provvedimenti che
abbiano effetti preventivi e compensativi e garantiscano realmente una
riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal
sovraffollamento carcerario in Italia. Tali provvedimenti dovranno essere conformi ai principi della Convenzione ed essere posti
in essere nel termine di un anno dalla data in cui questa sarà divenuta
definitiva.
La
prima reazione del Governo italiano (allora presieduto da Mario Monti) è quella
di proporre ricorso avverso alla sentenza pilota; evidentemente un anno di tempo deve
essere sembrato un termine troppo breve per ristabilire il rispetto dei diritti
umani nelle carceri. Il ricorso è puntualmente rigettato dalla Grande Chambre,
la sentenza diviene così definitiva il 28 di maggio 2013.
Il
28 maggio 2014 arriva la resa dei conti. Di amnistia e indulto non si è
nemmeno voluto parlare.
Come ha dichiarato il Presidente Giorgio Napolitano; al Governo Renzi:
Come ha dichiarato il Presidente Giorgio Napolitano; al Governo Renzi:
“toccherà dimostrare che le altre misure sono sufficienti ad adeguarci, magari non nei termini stretti indicati dalla sentenza” (…) “Se la Corte dei diritti dell’Uomo riterrà che noi non ci adeguiamo alle indicazioni da essa date, che sono indicazioni di umanizzazione delle carceri, verranno accolti dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo tutti i ricorsi presentati dai detenuti che vivono in condizioni impossibili. Questo significherà che lo Stato italiano sarà condannato a pagare cifre enormi (che sono già state calcolate, e si tratta non di milioni ma si tratta di centinaia e centinaia di milioni di euro).
La Corte si farà convincere? Concederà una proroga a
uno Stato che, da cinque anni, pratica l’illegalità?