CARCERI, L’ ITALIA DEVE CANCELLARE TRATTAMENTI INUMANI
I trattamenti inumani e degradanti nelle carceri vanno
totalmente cancellati. Non si può discutere della ‘gradazione’ della tortura,
vedendo se i detenuti debbano essere torturati di più o meno. Insomma: non ci
siamo proprio.
Ad ascoltare alcuni commenti sembra che con l’ultimatum dato
al nostro Paese dalla Corte europea, si debba misurare la gradazione della
tortura. E invece non è così: la Cedu ci ha chiesto di riomuovere le cause
strutturali che generano trattanenti inumani e degradanti, e tutto questo non
si è realizzato. In realtà fin dall’emanazione della sentenza Torreggiani
l’Italia avrebbe dovuto rimuovere subito i trattamenti inumani, per questo
abbiamo proposto da anni un provvedimento di amnistia e indulto. Certo possiamo
dire che ci sono meno detenuti, ma rimane la situazione di una pena illegale
che continua a essere eseguita nelle nostre carceri, anche nella forma della
custodia cautelare. Noi Radicali abbiamo presentato un Dossier di oltre 50
pagine al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che a partire dal 3
giugno dovrà valutare quanto fatto dall’Italia in merito alla condanna della
sentenza Torreggiani.
Nel Dossier al quale abbiamo lavorato con l’avvocato Deborah
Cianfanelli, della direzione nazionale di Radicali italiani, ripercorriamo
tutti gli aspetti della pena illegale in Italia, che non riguarda solo gli
spazi a disposizione di ciascun detenuto (e qui il sovraffollamento persiste)
ma anche la possibilità di accesso alle cure. Su questo versante la situazione
è disastrosa, perché oltre i tossicodipendenti, che sono il 32%, il 27% di
detenuti ha un problema psichiatrico. Ma non solo: malattie infettive debellate
all’esterno -denunciano i radicali- dietro le sbarre si diffondono sempre di
più. Tra queste, l’epatite C è la più frequente (32,8%), seguita da Tbc
(21,8%), epatite b (5,3%), Hiv (3,8%) e sifilide (2,3%). Con tutti i rischi di
diffusione di queste malattie all’esterno. Nell’inchiesta dei radicali si
analizzano inoltre le possibilità di accesso alle attività trattamentali, quali
il lavoro e lo studio. Anche qui siamo ancora all’anno zero. C’è una
percentuale bassissima di detenuti che può svolgere lavori poi spendibili
all’esterno. Su quasi 60.000 detenuti, solo 2.278 solo quelli che svolgono
attività per datori di lavoro esterni, mentre 12.268 fanno lavori poco
qualificanti all’interno del carcere.
Quanto agli interventi approvati per ridurre l’emergenza
sovraffollamento, queste misure non sono tali da far uscire l’Italia
dall’illegalità e farla rientrare nei parametri costituzionali italiani ed
europei. In particolare tengo a sottolineare che ancora una volta la politica
ha scaricato le decisioni sui magistrati di sorveglianza. Questi ultimi, già in
precedenza, non riuscivano a star dietro a tutte le istanze presentate dai
detenuti in quanto la pianta organica, peraltro insufficinte, che prevede 173
unità, in realtà vede coperti soltanto 158 posti. A ciò si aggiunga il fatto
che ancora più carente è il personale amministrativo e di cancelleria. Inoltre
fra i compiti aggiuntivi per i magistrati di sorveglianza, c’è quello del
cosiddetto ‘rimedio interno’ che l’Italia ha dovuto prevedere viste le
tantissime istanze presentate alla Corte Ue da parte di detenuti. In base a
questa norma, il detenuto deve fare tutta la trafila interna e alla fine del
provedimento, se ritiene che i suoi diriti siano stati violati, può fare
ricorso alla Corte Europea. Oggi il confronto è sulla sentenza Torreggiani. Mi
auguro che presto -e su questo l’iniziativa dei Radicali e di Marco Pannella è
in corso da anni- si discuta delle condanne trentennali comminate all’Italia
per la violazione dll’art. 6 della Convezione dei diritti dell’uomo, e cioè per
l’irragionevole durata dei processi, che secondo il Comitato dei ministri
dell’Europa mette in pericolo lo stato di diritto. Sulle condizioni delle
carceri italaine, come sui problemi della giustizia, da parte nostra,
continueremo la lotta non violenta che non abbiamo mai dismesso. La democrazia e
lo stato di diritto si possono realizzare solo difendendo i diritti umani
fondamentali.
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