domenica 28 novembre 2010

Burocrati di tutto il mondo: disunitevi! Un contributo teoretico all'antiproibizionismo

Di Giorgio Inzani.

a) La burocrazia diviene un puro e semplice ingranaggio della macchina sociale al servizio dell'astrazione, giacché la sua propria corporeità, ch'essa s'immagina di servire, diviene una pura e semplice astrazione a misura che si rivela la sua totale assenza di significato storico (emerge infatti che questa corporeità non è lì per qualcos'altro, e anzi, in ultima analisi, nel quadro dell'alienazione totale, non è lì neppure per se stessa). L'essere-per-sé della burocrazia si svela essere un essere-per l'astrazione, vale a dire in definitiva un essere-per-nessuno.
C. Castoriadis, La società burocratica, Sugar, 1946 [sottolineature mie].

1. Quando si parla di burocrazia si fa presto a cadere nell'ovvio, nel banale, perché ciascuno di noi, nella sua quotidianità, è stato vittima del burocrate di turno (comunale, provinciale, regionale, statale, sanitario, ecc.) e quindi parlare di questo argomento in genere serve ad alimentare quel furore di fondo che tende ad accumularsi e scaricarsi alternativamente senza minimamente intaccare l'onnipresente e reale potere di questo Moloch moderno. E invece un'analisi puntuale si impone se si vogliono davvero conquistare effettivi spazi di libertà, perché è fuor di dubbio che se esiste una vera e propria “internazionale” - fortemente embricata con le multinazionali economico-finanziarie-criminali – e, come esse e con esse, invincibile e invulnerabile, è proprio la narco-burocrazia che sta costruendo – e per fortuna in modo disorganico – un futuro allucinato per ciascuno di noi.

b) Sotto Stalin il vertice della burocrazia era composto da schiavi potentissimi, sempre sull'orlo della catastrofe. Il loro potere e i loro privilegi erano oscurati da un costante memento mori.
I. Levin cit. in Il secolo breve di E. Hobsbawm.

2. Col crollo dei regimi burocratici dell'Est, tutti hanno potuto rendersi conto di come quelle burocrazie avessero letteralmente depredato le economie di quei Paesi (URSS in testa) e ridotto sul lastrico centinaia di milioni di persone. La durata quasi cinquantennale di quei regimi (con il top per l'URSS di oltre 70 anni) trova la sua spiegazione nella persistente e consistente credibilità dell'ideologia marxista-leninista, vero e proprio cemento sociale, sgretolandosi il quale i regimi sono crollati come castelli di carta. Questo crollo pressoché ubiquitario (non dimentichiamoci però che il colosso cinese è più forte che mai) potrebbe portare all'errore di credere impossibile un analogo dominus burocratico in Occidente. Purtroppo non è così: il contraltare ideologico anticomunista ha fruttato alla sua burocrazia depositaria (soprattutto militare, ma non solo) la gestione di migliaia di miliardi di dollari destinati ad inutili arsenali militar-nucleari-missilistici togliendoli ai programmi di “lotta alla miseria” propugnati dai vari presidenti democratici. La narcoburocrazia, che ha sicure origini americane, è risposta anticipatoria e sostitutiva alla disgregazione del cemento ideologico anticomunista. E non è un caso allora, che, proprio Reagan, da un lato con l'apertura di credito nei confronti di Gorbaciov, contribuisce alla disgregazione dell'URSS (e quindi dell'ideologia anticomunista in USA) mentre, contestualmente, diviene il più strenuo assertore della “guerra alla droga” come piattaforma di una ideologia per il futuro.

c1) Conoscono poco il nazionalsocialismo coloro che non vi vedono niente di più di un movimento politico... È persino qualcosa di più di una religione: è la volontà di creare una nuova umanità.
A. Hitler, cit. in Il volto del III Reich di J. Fest

c2) Il “nuovo modo di produzione” ha prodotto, dunque, non solo nuove merci, ma nuova umanità, ossia una “nuova cultura”. (…) Ma se la seconda rivoluzione industriale – attraverso le nuove immense possibilità che si è data – producesse da ora in poi dei “rapporti sociali” immodificabili? Questa è la grande e forse tragica domanda che oggi va posta.
P. P. Pasolini, Lettere luterane, 1975 [sottolineature mie]

3. Alle radici della “necessarietà” di una gestione burocratica c'è proprio l'esigenza, profondamente connaturata dal più minuscolo al più potente dei burocrati, di mantenere sine die i rapporti sociali immodificabili, ma è chiaro anche che esisteva una differenza profonda (ma che giorno dopo giorno si va colmando sempre di più) fra la burocrazia dell'Est (totalmente inefficiente ed inefficace) e quella dell'Ovest (mediamente efficace ed efficiente) e questa differenza è che, se il nucleo ideologico marxista-leninista aveva perso la sua “presa” da alcuni decenni, quello proibizionista (il nuovo essere-per-nessuno di Castoriadis) si candida alla propria egemonia per i futuri decenni. Questo nucleo ideologico, vero e proprio concentrato mitico, è così riassunto da F. Savater:
d) La droga è un'invenzione malefica, promossa da una mafia internazionale di individui senza scrupoli, per tesaurizzare immensi benefici, schiavizzare la gioventù e corrompere la salute fisica e morale dell'umanità; a fronte di tale minaccia, è valida soltanto un'energica politica repressiva a tutti i livelli, che inizi dal cammello e termini con le piantagioni di coca nella selva boliviana: quando la polizia avrà incarcerato l'ultimo grande narcotrafficante, l'uomo si vedrà liberato dalla minaccia della droga.
Questa citazione di Savater va evidenziata particolarmente. Commenta Savater: «In questa leggenda, che fa davvero pena, si nascondono echi e pregiudizi, si presentano gli effetti come se fossero cause e si elude con indifferenza olimpica il nocciolo del problema: però si crea un capro espiatorio politico di evidente utilità, si incentiva un eccezionale commercio, si utilizza la sfortuna altrui come supporto della propria buona coscienza. (…) La persecuzione contro la droga è una deviazione della persecuzione religiosa: oggi la salute fisica è il sostitutivo laico della salvezza spirituale».
Come si vede il cerchio si chiude: la Madre di tutte le burocrazie (la Chiesa) come sempre è buona maestra di potere. Non bisogna mai dimenticare, però, che quel nucleo ideologico – per quanto risibile possa sembrare a chi si sia occupato di questa tematica – in realtà ha un tasso di credibilità molto forte e diffuso (perfino tra i tossicodipendenti: il che è tutto dire!); ecco perché, proprio a partire da questa “credibilità di massa” non è difficile prevedere un'aggregazione narco-burocratica internazionale che riesca a mettere insieme spezzoni disarticolati come: le varie Agenzie federali americane (da sempre all'avanguardia, la mafia russa (costituita per lo più da ex quadri medio alti della burocrazia sovietica), i Talebani afghani (il cui integralismo va molto d'accordo col monopolio dell'eroina afghana), i narco-burocrati dell'ONU (che hanno ultimamente acquisito ai loro vertici l'ulivista Arlacchi), le mafie più “anziane” (italiana, sudamericana, iraniana) eccetera.

e1) La megamacchina è una struttura invisibile, formata da elementi umani viventi, ma irrigiditi, ciascuno con un compito, un ruolo e uno scopo preciso.
L. Mumford, The myth of the machine, 1948

e2) Lo stato totalitario controlla il pensiero ma non intende consolidarlo. Crea dogmi indiscutibili, cambiandoli un giorno dopo l'altro.
G. Orwell [cit. del 1942]

4. Certo è più che evidente la sproporzione tra la banalità e inconsistenza del nucleo ideologico proibizionista e la sua pretesa di divenire paradigma universalmente valido per tutti, ma, in realtà, questo è quel che storicamente si è sempre verificato quando i pensieri totalizzanti si son trasformati in totalitarismi (i nuclei ideologici nazisti e leninisti non erano forse banali? E allora, perché il loro successo?). In qualche modo, questi nuclei, - ed ecco perché gli eserciti burocratici si pongono subito al servizio della loro realizzazione – recuperano l'eternità sublimando la paura della morte all'interno di una pseudo-vita (sempre l'essere-per-nessuno di Castoriadis): ed è questo dato che, in ultima analisi, trasforma la banalità – agli occhi dell'uomo massa – in disegno grandioso, tanto più grandioso quanto più irrealizzabile. Ma in fondo, i fondamentalismi che si stanno diffondendo a macchia d'olio in tutto il mondo, cosa sono? E il proibizionismo non è forse la risposta “fondamentalista” secreta da democrazie sempre più svuotate dei loro cuori di tolleranza laica e di certezza del diritto? Ed è solo un caso che il proibizionismo predominante nasca in USA dove oggi esistono un milione e settecentomila detenuti (cioè quasi più detenuti che popolazione universitaria)? Perché, allora, bisogna avere la coerenza di rendere esplicita un'analisi (che H. Arendt applicava ai totalitarismi) cioè che la triade “organizzazione/teologia/terrore” ha forse, nel primo (disastro d'organizzazione) qualche inciampo, ma, per quanto riguarda gli altri due, non ha niente da invidiare ai residuati storici. Per gli USA, oltre al dato allucinante appena citato (gonfiato “anche” dalle leggi proibizioniste), basta leggersi gli esempi citati da Arnao (vedi Re Nudo n. 1) per rendersi conto di che cosa significhi la parola terrore, oppure bisogna continuare a tener presente che in tutti i Paesi proibizionisti i malati di AIDS sono per il 70% tossicodipendenti a fronte di cifre dieci volte inferiori dell'Olanda.

f1) La Cina e i Paesi islamici sostengono da tempo e con determinazione la teoria secondo la quale l'adesione dei vari Paesi all'ONU debba valere in quanto si tratta di Paesi difensori dei “diritti collettivi”.
E. Bonino, dichiarazione a Radio Radicale 26/9/97

f2) «Il Grande Fratello esiste veramente?»
«Certo che esiste. Il Partito esiste, e il Grande Fratello è la personificazione del Partito.»
«Ma esiste proprio come esisto io?»
«Tu non esisti», rispose O'Brien.
G. Orwell, 1984

5. La narcoburocrazia ha bisogno dell'uomo senza diritti, dell'uomo anonimo, paziente e silente, ha bisogno, insomma, dell'uomo-massa da proteggere dal Male (che prende la forma della droga di turno).
Dire che gli USA sono i leader della “guerra alla droga” è una mezza verità; in realtà loro hanno la leadership di questa “guerra” in campo economico (perché le multinazionali americane sono le più importanti del mondo) mentre di fatto, con il crollo dell'URSS, essi hanno paradossalmente ereditato dal “collettivismo burocratico” (Rizzi, Melotti), forma mentis e modalità organizzative. Ma la vera capo-bastone è la Cina: lei, gli “spacciatori” li fucila a centinaia per volta negli stadi, mentre per gli “altri” ci sono i campi di concentramento. Dietro il velo della “guerra alla droga” sta avvenendo un cambiamento molto profondo nelle “visioni del mondo”, per cui si può parlare di una vera e propria asiatizzazione del Diritto Internazionale, e non è un caso, allora, che, Cina in testa seguita da tutti i Paesi Islamici, si stiano battendo perché la loro adesione all'ONU non sia attivata dalla sottoscrizione della “Carta dei diritti dell'uomo”, da cui deve discendere la salvaguardia dei diritti individuali, bensì in nome della difesa dei “diritti collettivi”, locuzione che vuol dire tutto e non vuol dire niente, ovvero vuol dire sacrificare i diritti dell'individuo sull'altare delle patrie, degli Stati, dei Partiti, degli Ayatollah, eccetera. Non a caso la Cina è un mix di megacapitalismo selvaggio e di collettivismo burocratico (molto vicino al “nuovo modo di produzione” di cui parlava Pasolini) che rischia di spazzare via l'Occidente, che pure lì investe a bizzeffe, invece che nella democratica India. O continuiamo a scordarci tutti che un prodotto in Cina costa cento volte meno che da noi?

g1) Sé (Selbst) – la totalità dell'uomo, entità sopraordinata all'io cosciente. Esso abbraccia non solo la psiche cosciente ma anche la psiche inconscia, (…) è anche lo scopo della vita, perché è la più perfetta espressione della combinazione di destini che si chiama individuo.
C. G. Jung [cit. del 1951]

g2) Ogni uomo o donna, per quanto debole, è il difensore della propria libertà e del rispetto di sé. Questa difesa è valida anche se tutto il mondo si schierasse contro il singolo resistente.
M. K. Gandhi [cit. del 1946]

g3) Il possibile è “più ricco” del reale.
H. Poincaré, H. Bergson, A. Withead, Ilya Prigogine

6. Dovendo tirare le fila delle cose dette fin qui, si può cercare di farlo proficuamente ponendo una domanda semplificatrice (ma non semplicistica): cosa possono fare i vari individui che hanno una consapevolezza antiproibizionistica, per mettere un bastone negli ingranaggi della megamacchina burocratica? Cominciare a costruire il possibile contro il real-burocratico, in questo settore, significa anche comprendere che: o si strappano risultati concreti e significativi nei prossimi 5-6 anni (prima che avvenga la saldatura degli spezzoni di cui parlo alla fine del 3° paragrafo) oppure la lotta antiprobizionista sarà marginalizzata per il prossimo ventennio. C'è un antico detto cinese – spesso citato da Jung – che recita:
Se un uomo
seduto da solo
nella sua stanza
pensa i pensieri giusti,
la sua voce sarà udita a
mille miglia di distanza
che trova, in questa occasione, una sua validità più generale, purché i numerosi individui che hanno raggiunto la consapevolezza antiproibizionista sappiano organizzarsi a livello internazionale. Che si tratti di una battaglia difficile è un dato ovvio, pochi però si rendono conto che questa difficoltà discende direttamente da una contraddizione profonda tra chi “fa politica” e chi “si droga” e che Pasolini trenta anni fa (durante il “mitico” Sessantotto) aveva schematizzato nel seguente modo: «“I giovani ignoranti” che non si drogano, e che magari si drogano attraverso l'azione politica specializzata (che è una forma di particolare ignoranza), sono molto spesso cattivi, disumani, impietosi, sgradevoli: proprio così come la cultura tecnica neocapitalista (contro cui lottano) li vuole. Invece i giovani “ignoranti” che si drogano sono, in genere, buoni, dolci, pietosi, pieni di carità, apostolici, disarmati, non aggressivi, fiduciosi (come i primitivi): la loro contestazione in re, ossia nel proprio corpo, è molto più terribile e commovente. Essi sì, se ne fossero capaci, sarebbero nel pieno diritto di lanciare la prima pietra. Al contrario degli estremisti primi della classe, che parlano come (cattivi) libri stampati, essi hanno bruciato i ponti: si sono resi impossibile ogni possibilità di integrazione. Tuttavia, la loro rivolta, benché terribile e commovente, è inutile: appunto perché priva di cultura, e fuori dalla cultura. Dopotutto è facile essere buoni come i primitivi, è facile essere pietosi a causa del terrore che proviene da vuoto in cui si vive». Capire questa contraddizione, allora, e proporsi di superarla (senza mai dimenticare che al proibizionismo sulle droghe segue sempre, come corollario, e in mille modi inimmaginabili, un proibizionismo sulle cure) significa ridare slancio e continuità ad una lotta che riguarda per davvero - e in prima persona – i soggetti che la conducono.

www.radicalisenzafissadimora.org

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