Di Emiliano Silvestri.
Da Riforma del 19/11/2010.
Mentre a Chianciano si svolgeva la 41a assemblea generale dell'Unione cristiana evangelica dei battisti d'Italia, Marco Pannella, dal palco del IX Congresso di Radicali Italiani, che si svolgeva a poche centinaia di metri di distanza, annunciava la sospensione dello sciopero della sete, giunto ormai al quinto giorno. Il leader radicale aveva deciso di inasprire la lotta nonviolenta che lo vede in sciopero della fame dal 2 ottobre (Giornata mondiale della nonviolenza) per impedire l'esecuzione della condanna a morte di Tarek Aziz (il volto internazionale del regime criminale di Saddam Hussein). Pannella ha sospeso la sua estrema forma di lotta dopo la telefonata del ministro degli Affari Esteri Franco Frattini che, dopo aver accettato di accompagnarlo a Baghdad per scongiurare l'esecuzione, gli comunicava l'annuncio iracheno di sospensione della condanna fino alla conclusione del processo d'appello.
Il giorno prima, in un discorso interrotto per tirare boccate dal sigaro al fine di recuperare un minimo di salivazione per continuare a parlare, il dissidente radicale aveva spiegato i motivi e gli obiettivi della sua lotta politica nonviolenta. Inserito nel satyagraha (termine che significa «amore e ricerca della verità») avviato dal Partito radicale nonviolento per la pace, lo stato di diritto e l'affermazione del diritto individuale alla democrazia, lo sciopero della fame di Pannella continuerà fino alla conquista di legalità nelle carceri e all'istituzione di una commissione d'inchiesta o almeno l'avvio di un'indagine ufficiale sul comportamento del Governo italiano nella vicenda precedente alla guerra in Iraq. Le carceri italiane, che dispongono di 44.612 posti nei quali sono stipati 68.527 detenuti, sono ormai diventati luoghi dove la tortura e la morte tornano a essere normalità invece che scandalo; luoghi dove in 10 anni sono morte 1700 persone (un terzo delle quali suicide), luoghi dove, secondo Pannella «si riaffacciano nuclei di quella shoah che rappresentò, e minaccia di tornare a essere, il prevalere storico di un istinto bestiale, assassino e suicida, nella specie umana».
Per quanto riguarda la guerra scatenata contro il regime di Saddam Hussein, il leader radicale ha ricordato che l'Italia fu l'unico Paese il cui Parlamento aveva dato mandato al governo di adoperarsi per scongiurare quella guerra e il cui presidente del Consiglio, con l'attiva complicità di Muhammar Gheddafi, sembra aver consapevolmente agito nella direzione opposta. L'ottantunenne leader radicale chiede l'emersione di quella che documenti ufficiali indicano come la «incredibile verità storica, nascosta e negata in primo luogo proprio - oggi - nel e dal nostro mondo libero, "occidentale", "civile", dei "diritti umani": il 18/19 marzo 2003, Bush e Blair fecero letteralmente scoppiare la guerra sol perché non scoppiassero in Iraq la libertà e la pace, con l'esilio, oramai accettato, da Saddam».
www.radicalisenzafissadimora.org
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