Di Gaetano Salvemini.
Da Sulla democrazia.
Perfino la più rigida delle dittature non è incompatibile con un certo grado di libertà. Nessuno è libero come un dittatore, perché nessuna opposizione lo ostacola. E coloro che sono fedeli al dittatore mantengono il pieno godimento della libertà di parola, di stampa e di associazione. Di fatto essi godono di una dose di libertà maggiore di quella di cui godrebbero in un governo libero, perché i loro diritti non sono limitati da quelli dei loro oppositori.
Né la dittatura può sopprimere tutti i diritti individuali del suddito. Per esempio, nel maggio 1927 Mussolini emanò dei provvedimenti in base ai quali le donne italiane avrebbero dovuto procreare più figli. Nove mesi dopo questi interventi, l'indice di natalità in Italia calò drasticamente e sta ancora calando. C'è qualche residuo dei diritti della persona che nessun dittatore può controllare o sopprimere.
D'altra parte, non esiste costituzione libera che non autorizzi il governo a esercitare qualche forma di costrizione nei confronti dei suoi oppositori. Questi ultimi hanno il diritto di criticare le leggi promosse dal partito al potere, ma devono obbedire a quelle leggi fino a che esse non siano abrogate con mezzi legali. La ribellione contro queste leggi è punibile con la prigione. Neppure la forma più liberale di democrazia consente quindi la libertà assoluta.
La differenza sta nella proporzione tra libertà e costrizione. La libertà e la democrazia cominciano quando per l'opposizione c'è più libertà che costrizione. La dittatura comincia quando c'è più costrizione che libertà. Da nessuna parte è dato trovare né la pura dittatura né la pura libertà.
Da ciò nasce facilmente un falso ragionamento: quello di concludere che non c'è differenza tra un regime libero e un regime dittatoriale. Sia i comunisti sia i fascisti vi fanno ampio ricorso.
www.radicalisenzafissadimora.org
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