giovedì 29 dicembre 2011

Il proibizionismo sulle droghe

Di Milton Friedman.
Da Newsweek del 1 maggio 1972.

'Il regno delle lacrime è finito. I bassifondi saranno presto solo un ricordo. Trasformeremo le nostre prigioni in fabbriche, magazzini e granai. Gli uomini cammineranno a testa alta, le donne sorrideranno e i bambini saranno felici. L'inferno resterà per sempre vuoto'. Con queste parole Billy Sunday, il noto predicatore evangelico a capo della crociata contro il demone dell'alcol, salutava l'inizio del proibizionismo nei primi anni Venti. Noi oggi sappiamo che la sue speranze erano destinate a non realizzarsi. Nuove prigioni dovettero essere costruite per ospitare i criminali generati dalla trasformazione del bere liquori in un crimine contro lo stato. Il proibizionismo minò il rispetto della legge, corruppe i poliziotti e creò un clima morale decadente, ma non fermò il consumo di alcolici. Nonostante questa tragica lezione, pare che siamo decisi a ripetere esattamente gli stessi errori nella gestione delle droghe.

Etica e opportunità

Sul piano etico, abbiamo noi il diritto di usare la macchina dello stato per impedire a un individuo di diventare un alcolista o un tossicodipendente? Per quanto riguarda i bambini, quasi tutti risponderebbero almeno un sì con qualche condizione. Ma per quanto riguarda gli adulti responsabili, io per esempio risponderei di no. Parlare con il potenziale tossicodipendente, sì. Spiegargli le conseguenze, sì. Pregare per e con lui, sì. Ma credo che non abbiamo il diritto di usare la forza, direttamente o indirettamente, per impedire a un nostro simile di suicidarsi, non parliamo quindi di bere alcolici o assumere droghe. Sono disposto ad ammettere che la questione etica è complessa e che uomini in buona fede potrebbero benissimo essere in disaccordo con me. Per fortuna, però, non dobbiamo risolvere la questione etica per trovare un accordo sulle politiche da seguire. Il proibizionismo è infatti un tentativo di cura che peggiora le cose – sia per il tossicodipendente sia per noi altri. Perciò, anche se si ritiene che l'attuale politica sulle droghe sia giustificata sul piano etico, considerazioni di opportunità fanno apparire quella stessa politica molto poco saggia.

Pensiamo prima al tossicodipendente. Legalizzare le droghe potrebbe far aumentare il numero di tossicodipendenti, ma non è certo che lo farebbe. Il frutto proibito è attraente, soprattutto per i giovani. Più importante, molti tossicodipendenti sono deliberatamente resi tali dagli spacciatori, che danno ai potenziali clienti le prime dosi gratis. Allo spacciatore conviene comportarsi così perché, una volta preso all'amo, il tossicodipendente è un cliente sicuro. Ma se le droghe fossero disponibili in modo legale, ogni possibile profitto derivante da un'attività così disumana sparirebbe, perché il tossicodipendente potrebbe acquistare la droga dal fornitore più economico. Qualunque cosa accada al numero dei tossicodipendenti, il singolo tossicodipendente starebbe sicuramente molto meglio se le droghe fossero legali. Oggi le droghe sono un prodotto incredibilmente costoso e di qualità molto incerta. I tossicodipendenti sono spinti a entrare in contatto con criminali per procurarsi la droga, a diventare loro stessi criminali per finanziare il proprio vizio e a correre un costante rischio di morte e malattia.

Passiamo adesso a noi altri. Qui la situazione è di una chiarezza cristallina. I danni che noi subiamo a causa della dipendenza altrui derivano quasi esclusivamente dal fatto che le droghe sono illegali. Un comitato dell'American Bar Association ha di recente stimato che i tossicodipendenti commettono da un terzo a metà di tutti i crimini di strada degli Stati Uniti. Se legalizzassimo le droghe, il numero di crimini di strada crollerebbe. Senza contare che i tossicodipendenti e gli spacciatori non sono gli unici a essere corrotti. Sono in gioco somme enormi. È inevitabile quindi che alcuni poliziotti e funzionari governativi relativamente poco pagati – così come anche alcuni tra quelli più pagati – cedano alla tentazione di guadagnare soldi facili.

Sicurezza

Legalizzare le droghe ridurrebbe la quantità di crimini e al tempo stesso migliorerebbe la qualità dell'applicazione della legge. Riuscite a immaginare un qualsiasi altro provvedimento che otterrebbe un simile risultato nel promuovere la sicurezza dei cittadini? Ma, si potrebbe dire, dobbiamo quindi accettare la sconfitta? Perché non mettere semplicemente fine al traffico di droga? Qui è dove l'esperienza del periodo del proibizionismo è più rilevante ai nostri fini. Non possiamo infatti mettere fine al traffico di droga. Potremmo anche bloccare l'oppio che arriva dalla Turchia, ma ci sono innumerevoli altri posti dove il papavero da oppio cresce. Con l'aiuto della Francia, potremmo poi rendere Marsiglia un luogo inadatto alla produzione di eroina, ma ci sono innumerevoli altri posti dove le semplici operazioni necessarie alla produzione di droga possono essere portate a termine. Finché grandi somme di denaro saranno coinvolte – e sono destinate a esserlo se le droghe restano illegali – è letteralmente impossibile aspettarsi di porre fine al traffico di droga o anche di ridurre in maniera significativa la sua portata. Per quanto riguarda le droghe, così come in altri campi, infatti, la persuasione e l'esempio possono essere molto più efficaci rispetto all'uso della forza nel modellare il comportamento degli altri a nostra immagine.

(Traduzione a cura di Marco del Ciello).

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mercoledì 28 dicembre 2011

Un partito di lotta e non di parole. Cronaca del 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito

Di Emiliano Silvestri.
Da Confronti. Mensile di fede, politica e vita quotidiana del gennaio 2012.

Demba Traore: un avvocato africano di 41 anni padre di quattro figli, già deputato dell'assemblea nazionale del Mali, credente e praticante la religione musulmana, è il nuovo segretario del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito. Nel presentarsi alla stampa italiana (che, con rare eccezioni, non lo ha degnato di una riga) Traore ha sottolineato come la sua elezione rappresenti l'affermazione reale della transnazionalità del partito e ne confermi la sua caratteristica diversità: considerare le differenze culturali e spirituali un arricchimento dello spirito federatore del Partito Radicale piuttosto che un handicap. L'attuale segretario del Partito Radicale, attivista nella difesa dei diritti umani ed esponente dell'Union pour la République et la Démocratie, secondo partito del Mali, è stato eletto al termine del 39° congresso di questa organizzazione, svoltosi a Roma dall'otto all'undici dicembre.

Il congresso è stato aperto dal ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana, apprezzato dai congressisti per l'instancabile opera svolta nel dicembre del 2007 all'Onu, quando l'allora Ambasciatore Terzi guidava la Farnesina. Grazie anche al suo operato infatti, i radicali riuscirono finalmente a conquistare al mondo la Moratoria Universale delle esecuzioni capitali. Il ministro, che interveniva a nome del Governo Italiano, ha ricordato il senso di riconoscenza che lo lega ai radicali (che ha definito: "difensori dei valori democratici") per la collaborazione avuta negli anni e ha riconosciuto nella platea la presenza di personalità simbolo di concetti che si sono ormai affermati nel diritto internazionale come la "responsabilità di proteggere" (verso la quale si muove ora anche la Lega Araba) e i diritti dell'immigrato, che devono essere sostenuti e difesi.

Nella tre giorni di dibattito, con tre commissioni (Diritti umani, democrazia, legalità; Antiproibizionismi su "droghe", scienza e scelte individuali; Ambiente, debito ecologico, demografia), il Partito Radicale Nonviolento ha discusso della degenerazione delle democrazie nei Paesi avanzati e della necessità del consolidamento delle democrazie di più recente costituzione; del rafforzamento del rispetto della legalità e, soprattutto della difesa dei diritti umani.

Attraverso due tavole rotonde, sono stati affrontati i temi della crisi europea e della "primavera araba". Con Marco Pannella ed Emma Bonino ne hanno discusso tra gli altri, gli ex ministri degli Esteri di Francia e Germania: Bernard Kouchner e Joschka Fischer, Rami George Khouri direttore del quotidiano libanese "Daily Star" e Ibrahim Saad Eddin presidente del Centro "Ibn Khaldun" per gli studi sullo sviluppo. Nel dibattito sono intervenuti 150 tra i 550 congressisti arrivati da 44 Paesi del mondo. Penelope Faulkner del Que-me, Azione per la democrazia in Vietnam, ha ricordato i milioni di dollari arrivati in quel Paese dagli Stati occidentali per "riforme legali" di facciata: tutte le libertà, comprese quelle di espressione e di religione, sono proclamate e poi strettamente limitate; Saad Ibrahim, a lungo incarcerato per la sua opposizione al regime di Mubarak, dopo aver ascoltato i dissidenti cubani, ha osservato: "In Egitto avevamo libertà di esprimerci, ma una volta che ti eri espresso finivi in galera", ha poi ricordato i recenti processi dei manifestanti di piazza Tahrir: durati pochi minuti e terminati con condanne pesantissime e senza nessun elemento di legalità e di leggi che pure, anche in Egitto, esistono e non vengono rispettate. Rebija Kader leader del popolo uiguro del Turkestan Orientale (per la Cina – che ne ha occupato i territori – Xinjiang) ha raccontato la sua condanna a sette anni e il carcere, che oggi tocca ai suoi figli, inflitto per stroncare la sua opposizione, nonviolenta come quella degli altri.

Un quadro di autoritarismo diffuso ovunque, a partire dall'amministrazione della giustizia e delle carceri. Marco Pannella (al settimo giorno sciopero della fame per conquistare alla Repubblica Italiana un'amnistia che avvii a soluzione i problemi della giustizia e risponda alla "prepotente urgenza" invocata dal Presidente Napolitano a proposito della tortura carceraria) ha perciò proposto che il partito avvii un monitoraggio internazionale sulle condizioni di detenzione. Proposta accolta nella mozione approvata che, tra l'altro, rilancia il progetto di Stati Uniti d'Europa come unica feconda risposta alla crisi dell'Unione. Questa la conclusione di un congresso che sancisce il successo di un partito che, come ricorda il neosegretario (che nell'esperienza del Mali vede la dimostrazione che non c'è incompatibilità tra Islam e democrazia) sta guadagnando sempre maggior appoggio nel mondo; un partito che (con l'istituzione della Corte Penale Internazionale, con la Moratoria della pena di morte, con la campagna contro le mine antiuomo e le mutilazioni genitali delle bambine) "ha dimostrato di essere partito di lotta e non di parole".

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martedì 27 dicembre 2011

Riunione settimanale annullata


Stasera, diversamente dagli altri martedì, non ci ritroveremo nella sede di via Borsieri 12 (MM2 Garibaldi) per la consueta riunione settimanale. Approfittiamo delle festività per riposarci qualche giorno, prima di celebrare il nostro IV Congresso, che si terrà domenica 8 gennaio.

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venerdì 23 dicembre 2011

Lettera di convocazione del IV Congresso dell'Associazione


Cara compagna, caro compagno,

Domenica 8 gennaio 2012 si terrà il quarto congresso della nostra associazione.

Nella lettera di convocazione dello scorso congresso scrivevamo che vivevamo “un momento storico particolarmente grave per il nostro paese e anche per la nostra piccola ma combattiva flottiglia radicale.” Non possiamo certo dire che nel corso del 2011 le cose siano migliorate, anzi.

Però si sono accese delle speranze, nonostante il contesto democratico sia sempre più in via di disgregazione, non solo in Italia. Dopo il Congresso del PRNTT che ha visto l'elezione di Demba Traorè a segretario, è tempo di riprendere la battaglia sul piano transnazionale, come Marco Pannella ci ha invitato a fare per tutto lo scorso anno, partendo dalla battaglia sulle condizioni carcerarie in versione mondiale e come la mozione finale del congresso del PRNTT mette nero su bianco.

La nostra riunione può apparire ben poca cosa di fronte a questi impegni, ma sarà certamente un momento di riflessione e di riorganizzazione importante per condurre al meglio le battaglie che ci troveremo davanti nel corso del prossimo anno. Nei prossimi giorni ti invieremo l'ordine del giorno e le informazioni logistiche per l'assemblea, certi che non vorrai mancare a questo incontro.

A presto
Marco Di Salvo / Emiliano Silvestri

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martedì 20 dicembre 2011

Riunione annullata - cena sociale in pizzeria


Stasera, diversamente dagli altri martedì, non ci ritroveremo nella sede di via Borsieri 12 (MM2 Garibaldi) per la consueta riunione settimanale. Diamo invece appuntamento a tutti, iscritti e non, domani sera a Monza per mangiare una pizza insieme e scambiarci gli auguri di buone feste. Se volete unirvi a noi, vi preghiamo di darci un cenno di conferma nei commenti a questo post oppure via mail all'indirizzo radicalisfd@gmail.com, in modo da poter prenotare in tempo utile. Vi aspettiamo!

Appuntamento mercoledì 21 dicembre alle ore 19:30, presso la pizzeria ristorante La Pergola in via Ponchielli 23 a Monza.

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lunedì 19 dicembre 2011

L'impegno politico secondo Václav Havel

Di Václav Havel.
Da Un uomo al Castello.

Non credo che nella mia vita si possa trovare una separazione netta tra il periodo in cui non mi interessavo di politica e il periodo durante il quale invece me ne sono occupato. In qualche misura mi sono sempre occupato di politica e della cosa pubblica, e in qualche misura sono sempre stato – anche come semplice scrittore – un fenomeno politico. Nei regimi totalitari va così, tutto è politica, anche un concerto rock. La differenza stava naturalmente nel tipo di conseguenza politica che derivava dalle mie azioni o nella loro evidenza: è andato in un modo negli anni Sessanta e in un altro negli anni Ottanta. Da questo punto di vista, l'unico momento veramente di rottura nella mia vita è stato quando ho deciso, nel novembre 1989, di accettare la candidatura alla Presidenza. Allora non si trattava più del semplice contraccolpo politico di quel che facevo, bensì di una funzione politica, con tutto ciò che comportava. Ho esitato fino all'ultimo istante.

Ero preoccupato. Era qualcosa di completamente nuovo. Non mi ero preparato all'incarico dalla scuola elementare, come fanno i presidenti americani. Su un cambiamento di vita così radicale ho dovuto decidere praticamente in poche ore. Alla fine ha vinto l'appello alla responsabilità proveniente da chi mi stava vicino: mi dissero esattamente le stesse cose che successivamente avrei ripetuto tante volte agli altri, quando li invitavo a far politica, cioè che non si può passare la vita a criticare qualcosa e poi, quando si ha la possibilità di dimostrare come farla meglio, ci si tira indietro. Era un appello accompagnato anche dalla convinzione che nella situazione rivoluzionaria in cui ci si trovava, era l'unica soluzione possibile, perché se improvvisamente – come figura centrale degli avvenimenti – mi fossi rifiutato di accettare le conseguenze delle mie precedenti azioni, avrei reso vani tutti i nostri sforzi, sarebbe stato come sputare in faccia a tutti gli altri.

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domenica 18 dicembre 2011

La grazia è morta con Napolitano

Qualche giorno fa un nostro iscritto, Francesco Pasquariello, ha inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per suggerirgli di ricorrere al suo potere di grazia in risposta all'emergenza umanitaria delle nostre carceri. Uno strumento di cui Napolitano sembra aver dimenticato l'esistenza.

Di Francesco Pasquariello.

Guardando sul sito del Quirinale i dati relativi alle domande e concessioni di grazia da parte dei vari Presidenti della Repubblica mi sono accorto che con l'avvento della Presidenza Napolitano il potere di grazia non è più esercitato. Ecco alcuni dati sui provvedimenti di clemenza individuale adottati dai Capi dello Stato fino al 14 maggio 2006:

Einaudi 15.578
Gronchi 7.423
Segni/Merzagora 926
Saragat 2.925
Leone 7.498
Pertini 6.095
Cossiga 1.395
Scalfaro 339
Ciampi 114

Ed ora la vera sorpresa: quanti provvedimenti di grazia ha concesso Napolitano? I provvedimenti complessivamente adottati in materia di Grazia - dal 15 maggio 2006 al 15 maggio 2011 - dal Presidente Giorgio Napolitano:

Concessione di grazia 17

Di essi, 6 sono stati emessi nel primo anno del settennato; 7 nel secondo; 2 nel terzo; 1 nel quarto; 1 nel quinto. Che dire? Siamo passati dai 15.578 graziati di Einaudi ai soli 17 di Napolitano. Ma c'è un dato che andrebbe esaminato più a fondo e che a mio avviso desta molte perplessità:

Totale delle pratiche esaminate 1.923
Domande di grazia rigettate 1.104
Totale dei provvedimenti di archiviazione 673
Di cui per applicazione dell'indulto 268 e 227 per pena interamente espiata (anche per effetto dell'applicazione dell'indulto).

Consiglio comunque a chi fosse interessato di visitare questo link:


Vi sono tutta una serie di tabelle, grafici e dati piuttosto interessanti compreso la modifica del potere di grazia imposto dopo la sentenza della Corte Costituzionale dopo il caso "Grazia a Sofri" con lo "scontro" tra il Ministro Castelli e il Presidente Ciampi.

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Lettera aperta al Presidente della Repubblica sulla giustizia

Qualche giorno fa un nostro iscritto, Francesco Pasquariello, ha inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per suggerirgli di ricorrere al suo potere di grazia in risposta all'emergenza umanitaria delle nostre carceri. Ne pubblichiamo qui il testo.


Cologno Monzese, 14 Dicembre 2011

Oggetto: Richiesta di grazia.

Poche ore fa l'Ansa batteva questa notizia:
"Si impicca detenuto nel carcere di Cagliari - 62 casi nel 2011. - A Foggia altra morte in cella. - A meno di 24 ore dalla visita del ministro della Giustizia, Paola Severino, e a una settimana di distanza da un altro suicidio avvenuto nello stesso carcere, un detenuto si è impiccato nella sua cella nel penitenziario Buoncammino di Cagliari. Un nuovo gesto estremo che fa salire a 62 il numero dei reclusi che dall'inizio dell'anno si sono tolti la vita".
Di fronte a questo stillicidio di morti, Le chiedo signor Presidente di inviare, con estrema urgenza, un messaggio ad entrambe le Camere con l'elenco dei nomi di chi ha deciso di risolvere il problema del sovraffollamento carcerario a prezzo della propria vita.
Nel messaggio potrebbe accennare all'eventuale firma per la concessione da parte Sua di una domanda di Grazia al giorno (se necessario per 365 giorni) sino alla risoluzione da parte del Parlamento o del Governo di questo dramma che si sta consumando nell'indifferenza delle Istituzioni.
La prego, Signor Presidente, di contrapporre uno stillicidio di concessioni di Grazia ad uno stillicidio di pena di morte strisciante e ufficiosa che lo Stato italiano sta imponendo di fatto, contro il suo stesso diritto e la sua stessa Costituzione, nei confronti di alcuni "ospiti" delle nostre carceri (magari in attesa di giudizio).
Ho molta fiducia in Lei e nelle Istituzioni che con gran fatica cerca in tutti i modi di preservare dal qualunquismo e dalla facile demagogia di chi ogni giorno cerca di demolire il diritto e la democrazia di questo paese.
Con profondo affetto e stima per il difficile ruolo da Lei ricoperto Le porge i suoi saluti un Cittadino italiano orgoglioso di esserlo.

Francesco Pasquariello

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Certo è l'amore che ti dà la forza di ricominciare ogni giorno...

Di Mina Welby.
Da L'ultimo gesto d'amore.

Certo è l'amore che ti dà la forza di ricominciare ogni giorno. L'amore in tutte le sue forme, non solo tra uomo e donna ma anche tra genitori e figli. Voglio porre l'attenzione proprio su questa sfaccettatura. Esistono molte mamme che si prendono cura di bambini intelligentissimi e pieni di qualità che, purtroppo, non possono muoversi perché malati. Queste madri li crescono, li aiutano a studiare, ad andare a scuola.
Tra questi bambini, mi ricordo la vicenda di Simone Soria, oggi ingegnere grazie alla sua perseveranza. Voleva studiare, ha finito il liceo e poi ha conseguito la laurea, nonostante l'ambiente universitario tentasse di ostacolarlo.
Come le madri dei tanti bambini malati inventano continuamente nuove soluzioni per far avere loro un'esistenza normale, così facevo anche io. Negli ultimi mesi di vita di Piergiorgio mi scervellavo per ideare nuovi passatempi. Mi domandavo: "E ora cosa faccio per fargli venire la voglia di vivere?". Avevo trovato dei siti web che gli piacevano molto, addirittura uno in cui, grazie a un collegamento con i nidi dei falchi, si vedeva in diretta l'accoppiamento e la nascita dei pulcini; per scherzare, lo chiamavo il 'grande fratello dei falchi'.
Il motivo per il quale mi scervellavo e non trovavo più niente era perché non c'era più niente. Non c'era più nulla che potessi inventarmi, continuavo a collegarlo con i siti più diversi perché speravo che, così, rimanesse attaccato alla vita... io lo volevo attaccare alla vita a tutti i costi! Ho veramente esercitato un accanimento terapeutico, ma il mio era un accanimento terapeutico d'amore. Anche se può sembrare un controsenso perché l'amore non si accanisce, nel nostro caso è stato così.
L'ultima settimana gli ho detto, in lacrime: "Piero, non ho più nulla da inventarmi..." "Non c'è più niente da inventare, abbiamo avuto tutto dalla vita e adesso dobbiamo capire che è finita". Queste sono state le sue parole.

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sabato 17 dicembre 2011

Cena sociale in pizzeria


Tra qualche giorno sospenderemo le nostre attività ordinarie per la tradizionale pausa natalizia, prima però ci ritroveremo ancora una volta, mercoledì prossimo, tutti insieme per mangiare una pizza e scambiarci gli auguri di buone feste. Se volete unirvi a noi, vi preghiamo di darci un cenno di conferma nei commenti a questo post oppure via mail all'indirizzo radicalisfd@gmail.com, in modo da poter prenotare in tempo utile. Vi aspettiamo!

Appuntamento mercoledì 21 dicembre alle ore 19:30, presso la pizzeria ristorante La Pergola in via Ponchielli 23 a Monza.

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martedì 13 dicembre 2011

Riunione settimanale


Stasera, come tutti i martedì, ci ritroveremo nella sede di via Borsieri 12 (MM2 Garibaldi) a Milano, dalle 20:30 alle 22:00 circa, per la consueta riunione settimanale dell'associazione. I nostri iscritti che hanno partecipato alla seconda sessione del 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito, tenutasi a Roma dall'8 all'11 dicembre, ci racconteranno la loro esperienza e insieme commenteremo gli esiti del congresso. All'ordine del giorno anche la fissazione di una data per il quarto congresso della nostra associazione. La riunione è aperta alla partecipazione di tutti, iscritti e non.

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domenica 11 dicembre 2011

Io credo nella nobiltà della politica...

Di Emma Bonino.
Da I doveri della libertà. Intervista a cura di Giovanna Casadio.

Io credo nella nobiltà della politica, e non sono una demagoga. Mi batto contro le degenerazioni del sistema, contro le lesioni ai diritti civili, contro l'occupazione delle istituzioni da parte dei partiti, ma non credo che questo si possa ottenere d'un tratto, con una rivoluzione o con la violenza delle piazze (dico la violenza, non le dimostrazioni in piazza). Voglio contestare fino all'ultimo centimetro, non mi ritiro, non arretro, ma non mi limito a protestare, anzi detesto quelli che dicono che i radicali «protestano». Io mostro sempre, alle istituzioni, quale debba e possa essere una politica diversa, alternativa, persino «impopolare» se necessario. Ho fatto la commissaria dell'Unione Europea rispettosa del ruolo istituzionale, ma anche senza farmi sopraffare dalla burocrazia o dalle convenienze personali, ho fatto il ministro del Commercio internazionale come ho creduto si dovesse fare, cioè con un approccio riformatore e liberale. È proprio della nostra scuola radicale saper assumere ruoli istituzionali in modo credibile, chiaro e positivo, magari subito dopo aver fatto un sit-in o un digiuno, che è sempre, comunque, iniziativa di «dialogo», di confronto delle rispettive posizioni.

Anche i movimenti di questi ultimi tempi, che hanno mostrato quanto la gente sia insoddisfatta e stufa, a un certo momento dovranno avere a che fare con le istituzioni. Una sollevazione di piazza può abbattere, ma se devi costruire le istituzioni sono indispensabili altre regole, un altro senso di responsabilità. Per questo noi ci definiamo «riformatori», e non «riformisti». «Riformista» è un termine abusato, come «liberale». Tutti sono riformisti, tutti sono liberali. Ma non sanno come si fa ad ottenere una vera riforma. Il mio credo sta nella frase di Jean Monnet: «Niente è possibile senza le persone, nulla è duraturo senza le istituzioni». Le persone passano, l'umanità continua. È vero che la legacy, l'eredità, di una persona può essere l'esempio, ma le istituzioni stabiliscono le modalità della convivenza.

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sabato 10 dicembre 2011

Manifestazione a Milano per chiedere elezioni trasparenti in Russia

Oggi pomeriggio l'associazione Annaviva organizza una manifestazione a Milano, in contemporanea con analoghe iniziative in tutta Europa, per denunciare i brogli e le violenze che hanno caratterizzato le ultime consultazioni elettorali in Russia e per chiedere nuove elezioni trasparenti. P. S.: gli organizzatori invitano i partecipanti a portare un fiore o un nastro bianco.


La Russia merita elezioni trasparenti.
Il 10 dicembre decine di migliaia di cittadini russi manifesteranno a Mosca e a San Pietroburgo contro i brogli elettorali, le violazioni e gli arresti di massa che hanno macchiato le votazioni parlamentari di domenica 4 dicembre. In concomitanza, nelle principali città europee si svolgeranno iniziative parallele per attirare l'attenzione sulle violazioni dei diritti umani in Russia e per chiedere la nascita di una vera democrazia.
L'associazione Annaviva, nata nel 2007 in ricordo della giornalista Anna Politkovskaja, è solidale con i manifestanti russi e per questo scende in strada a Milano per chiedere che la scelta dei rappresentanti della Duma avvenga attraverso nuove elezioni democratiche. Milano ospiterà il padiglione della Federazione Russa all'Expo 2015: è essenziale che anche questa città prenda una posizione e domandi a gran voce alle autorità russe il rispetto dei diritti fondamentali e la trasparenza del voto.
AnnaViva intende manifestare il giorno sabato 10 dicembre alle ore 15 di fronte alla bandiera della Federazione Russa, posta per l'Expo 2015 in via Dante a Milano.

Appuntamento sabato 10 dicembre alle ore 15:00, davanti alla bandiera della Russia in via Dante (MM1 Cordusio) a Milano.

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venerdì 9 dicembre 2011

Perché la battaglia sulle carceri non può non essere transnazionale

Di Marco del Ciello.

Ieri pomeriggio Marco Pannella, intervenendo a Roma al 39° Congresso del Partito Radicale, ha dichiarato che la battaglia che i radicali conducono da sempre per la legalità e i diritti umani nelle carceri italiane deve oggi diventare transnazionale, impegnandoci a monitorare le condizioni di vita dei detenuti di tutti i paesi del mondo. Pannella dimostra così di aver compreso che una lotta condotta esclusivamente sul piano nazionale, in questo caso come in molti altri, è destinata al fallimento. Un piccolo ma prezioso volumetto, ristampato pochi mesi fa dall'editore Elèuthera, ci aiuta a comprendere perché. L'autore, l'attivista per i diritti umani Ahmed Othmani, comincia raccontandoci, con la collaborazione della giornalista francese Sophie Bessis, la sua esperienza di detenuto politico nelle carceri tunisine, per poi spiegarci come il suo impegno per la democrazia lo abbia portato a dedicarsi progressivamente alla tutela dei diritti dei detenuti in decine e decine di paesi, del Nord e del Sud del mondo. Questo racconto ci offre dunque una prospettiva originale e inconsueta sul problema. Diciamo subito che la fotografia che ne emerge è sconfortante. Il dato forse più inquietante è quello che riguarda la carcerazione preventiva, cioè gli innocenti in carcere: la media mondiale oscilla addirittura tra il 50 e il 60%, molto al di sopra del già vergognoso 42% italiano, e nessun paese riesce a scendere sotto il 25%, cioè uno su quattro. Ma un altro aspetto deve soprattutto farci riflettere: le persone recluse in tutto il mondo sono circa nove milioni, con percentuali sulla popolazione molto diverse da paese a paese, ma con una costante. Dovunque, negli ultimi trent'anni, il numero dei detenuti è cresciuto più rapidamente sia della popolazione sia del numero di reati commessi. Negli Stati Uniti, ad esempio, i detenuti sono aumentati del 200%, i reati solo del 7%.

Questa crescita esplosiva, che Othmani attribuisce anche al ruolo dei media e alla demagogia dei politici, è la causa prima di quel sovraffollamento che noi radicali denunciamo in Italia ma che è problema globale. Ce lo dimostrano, se ce ne fosse bisogno, anche le cronache di questo ultimo anno. Il settimanale conservatore The Economist ci dice ad esempio che, a seguito delle rivolte londinesi di questa estate, la popolazione carceraria del Regno Unito ha raggiunto la cifra record di 87.000 detenuti, in una drammatica situazione di sovraffollamento. Poche settimane prima la Corte Suprema degli Stati Uniti, con una decisione senza precedenti, ordinava allo Stato della California di rilasciare ben 40.000 detenuti, per ripristinare le condizioni minime di rispetto dei diritti umani all'interno degli istituti di pena. E questi sono paesi di democrazia liberale, con redditi pro capite tra i più elevati dell'intero pianeta. La situazione delle carceri africane, che Othmani ben conosce, come pure l'inferno nascosto dei campi di lavoro cinesi, è infinitamente peggiore. Le condizioni di vita dei reclusi devono infatti essere sempre peggiori di quelle della parte più povera della popolazione, altrimenti svanisce qualunque effetto di deterrenza. Non solo, ma i regimi autoritari, accanto alla pena di morte e alla tortura, utilizzano il carcere come strumento principe per reprimere il dissenso. Anche da questo si capisce quanto siano intimamente connesse la lotta per l'affermazione della democrazia e quella per l'umanizzazione delle carceri. Il libro di Ahmed Othmani ce lo ricorda, con la forza della sua esperienza personale di vita e di politica: in quei paesi africani dove la democrazia avanza, vediamo infatti crescere di pari passo anche la sensibilità e l'impegno dei politici e dei cittadini per le carceri. Secondo un circolo virtuoso che sembra invece essersi spezzato in quei paesi occidentali che stanno pian piano scivolando verso forme di 'democrazia reale'.

Ahmed Othmani, Sophie Bessis, La pena disumana. Per una critica radicale del carcere. Prefazione di Giuliano Pisapia, Elèuthera, 2011.

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giovedì 8 dicembre 2011

Petizione al Parlamento per l'amnistia

Riceviamo e pubblichiamo il testo di una petizione al Parlamento per chiedere quell'amnistia che ripristinerebbe condizioni di legalità e di umanità nelle nostre carceri. È possibile firmare la petizione on line a questo link:



SÌ ALL'AMNISTIA!!! La situazione disumana nella quale i detenuti sono costretti a vivere ogni giorno e su quanto dolore sta causando questa situazione a chiunque abbia una persona cara là dentro, sapendo che vengono trattati peggio degli animali da macello. Perché È NEL DOLORE E NELLA RABBIA che si vive ogni giorno, sapendo che alle persone che ami manca praticamente tutto: acqua calda per lavarsi, detergenti per pulire, letti per dormire; le celle ospitano più detenuti di quanti dovrebbero, i letti a castello non bastano e c'è chi deve dormire su un materasso buttato per terra. Le condizioni sanitarie sono pessime e il rischio di contrarre malattie è elevato, i processi sono arretrati, i tempi della giustizia troppo lunghi, manca addirittura la benzina per portare i detenuti ai processi. Tutto questo è vergognoso. Nelle carceri italiane sono presenti più di 67.000 detenuti, in uno spazio che ne dovrebbe contenere poco più di 45.000, come potete immaginare la situazione è esasperante per chi ci è recluso, per chi ci lavora e per chi aspetta fuori, i suicidi aumentano di giorno in giorno, le statistiche dicono UNO OGNI CINQUE GIORNI e ad essi si aggiungono i decessi per suicidio degli agenti penitenziari. NON SONO PIÙ ISTITUTI PER IL REINSERIMENTO DEL CITTADINO MA LAGER DI MORTE. Non sono solo i cittadini a denunciare questa situazione, ma anche magistrati, avvocati, psicologi, assistenti sociali, agenti penitenziari, dottori, insegnanti, anche alcuni politici e gli altri Stati europei e non. Quindi mi chiedo cosa stia aspettando il Governo per dare una svolta a questa situazione che VIOLA I DIRITTI UMANI, invece di CONTINUARE AD EVITARE L'ARGOMENTO, forse perché manca il coraggio di prendere una decisione per paura delle varie reazioni. Così facendo aumentano il dolore e l'angoscia di ogni persona che ha qualcuno dentro le carceri. Ritengo sia giusto parlare di amnistia e che serva parlarne sui giornali, nelle radio, nelle trasmissioni e nei telegiornali per sensibilizzare l'opinione pubblica, perchè l'Italia è formata da noi cittadini e se permettiamo che succedano cose come questa ANTICOSTITUZIONALI, direi, ne siamo responsabili anche noi se non proviamo almeno a fare qualcosa, visto che chi dovrebbe occuparsi di questo pensa solo ai propri interessi, pensando a come levarci altri soldi a noi e non ai loro stipendi, preoccupati solo di mantenere una buona immagine ignorando quello di cui abbiamo veramente bisogno.
DITE SÌ ALL'AMNISTIA CON LE VOSTRE FIRME ACCOMPAGNATE DAGLI ESTREMI DI UN DOCUMENTO DEL FIRMATARIO.

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martedì 6 dicembre 2011

Riunione settimanale


Stasera, come tutti i martedì, ci ritroveremo nella sede di via Borsieri 12 (MM2 Garibaldi) a Milano, dalle 20:30 alle 22:00 circa, per la consueta riunione settimanale dell'associazione. Commenteremo insieme i provvedimenti economici adottati dal governo Monti domenica sera. All'ordine del giorno anche la seconda sessione del 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito, che si terrà a Roma dall'8 all'11 dicembre. La riunione è aperta alla partecipazione di tutti, iscritti e non.

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domenica 4 dicembre 2011

Il Partito Radicale proclama il diritto e la legge...

Dallo Statuto del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito*.


Preambolo allo Statuto

Il Partito Radicale
proclama il diritto e la legge, diritto e legge anche politici del Partito Radicale,
proclama nel loro rispetto la fonte insuperabile di legittimità delle istituzioni,
proclama il dovere alla disobbedienza, alla non-collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge.
Richiama se stesso, ed ogni persona che voglia sperare nella vita e nella pace, nella giustizia e nella libertà, allo stretto rispetto, all'attiva difesa di due leggi fondamentali quali:
La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo (auspicando che l'intitolazione venga mutata in "Diritti della Persona") e la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nonché delle Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte; al rifiuto dell'obbedienza e del riconoscimento di legittimità, invece, per chiunque le violi, chiunque non le applichi, chiunque le riduca a verbose dichiarazioni meramente ordinatorie, cioè a non-leggi.
Dichiara di conferire all'imperativo del "non uccidere" valore di legge storicamente assoluta, senza eccezioni, nemmeno quella della legittima difesa.

* Il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito terrà la seconda sessione del suo 39° Congresso a Roma dall'8 all'11 dicembre. Info su www.radicalparty.org.

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giovedì 1 dicembre 2011

Attuare i cinque referendum per cambiare Milano. A che punto siamo?


Sabato prossimo il Gruppo Radicale - Federalista europeo al comune di Milano e il comitato referendario Milano Sì Muove organizzano un incontro pubblico dal titolo 'Attuare i cinque referendum per cambiare Milano. A che punto siamo?', per fare il punto della situazione sull'attuazione dei cinque referendum propositivi su ambiente e mobilità sostenibile approvati dai cittadini milanesi con il voto del giugno scorso.


Programma completo

(Ore 10.00) Aprono e presiedono i lavori

Edoardo Croci, presidente del comitato Milano Sì Muove;
Marco Cappato, presidente del Gruppo Radicale - Federalista europeo e segretario del comitato Milano Sì muove.

Interviene:
Davide Corritore, direttore generale del Comune di Milano

(Ore 10.30) Primo referendum: Dimezzare traffico e smog

Pierfrancesco Maran, assessore mobilità, ambiente, arredo urbano, verde del Comune di Milano;
Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente (in collegamento via Skype);
Maria Berrini, amministratore unico Amat (in collegamento via Skype);
Fabio Casiroli, Systematica;
Anna Gerometta, Genitori Antismog;
Paolo Crosignani, Istituto dei tumori;
Carlo Monguzzi, presidente Commissione mobilità, ambiente, arredo urbano, verde del Comune di Milano;

(Ore 11.30) Secondo referendum: Raddoppiare alberi e verde pubblico

Enrico Fedrighini, portavoce Milano Sì Muove;
Andreas Kipar, paesaggista;
Francesco Borella, consigliere Italia Nostra Milano;
Rappresentante WWF Lombardia.

(Ore 14.30) Terzo referendum: conservare il parco EXPO

Stefano Boeri, assessore alla cultura e all’EXPO Comune di Milano;
Eliot Laniado, Politecnico di Milano;
Stefano Pogutz, direttore master Mager – Università Bocconi;
Franco Morganti, Network Economy;
Federico Oliva, presidente INU (in collegamento via Skype).

(Ore 15.30) Quarto referendum: energia pulita

Lucia De Cesaris, assessore all'urbanistica del Comune di Milano;
Carlo Montalbetti, direttore Comieco;
Marzio Galeotti, Università degli Studi di Milano e Iefe – Università Bocconi;
Claudio De Albertis, presidente Assimpredil;
Renato Ravanelli, direttore generale A2A;
Isabella Goldmann, architetto.

(Ore 16.30) Quinto referendum: riapertura dei Navigli

Guido Rosti, geologo e scrittore;
Empio Malara, presidente Amici dei Navigli;
Antonello Boatti, Politecnico di Milano;
Enrico Marcora, consigliere regionale;
Antonello Boatti, Politecnico di Milano;
Fiorello Cortiana, Internet Governance Forum Italia;
Stefano Rolando, IULM.

(Ore 17.30) Conclusioni

Marco Cappato, segretario del comitato Milano Sì Muove;
Enrico Fedrighini, portavoce del comitato Milano Sì Muove;
Edoardo Croci, presidente del comitato Milano Sì Muove.

È stato invitato il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Al termine di ogni sessione è previsto il dibattito con il pubblico.

RSVP: infomilanosimuove.it; 02 88450276.

Appuntamento sabato 3 dicembre alle ore 10:00, presso la sala convegni al terzo piano di Palazzo Reale in piazza Duomo 14 (MM1/3 Duomo) a Milano.

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