giovedì 29 dicembre 2011

Il proibizionismo sulle droghe

Di Milton Friedman.
Da Newsweek del 1 maggio 1972.

'Il regno delle lacrime è finito. I bassifondi saranno presto solo un ricordo. Trasformeremo le nostre prigioni in fabbriche, magazzini e granai. Gli uomini cammineranno a testa alta, le donne sorrideranno e i bambini saranno felici. L'inferno resterà per sempre vuoto'. Con queste parole Billy Sunday, il noto predicatore evangelico a capo della crociata contro il demone dell'alcol, salutava l'inizio del proibizionismo nei primi anni Venti. Noi oggi sappiamo che la sue speranze erano destinate a non realizzarsi. Nuove prigioni dovettero essere costruite per ospitare i criminali generati dalla trasformazione del bere liquori in un crimine contro lo stato. Il proibizionismo minò il rispetto della legge, corruppe i poliziotti e creò un clima morale decadente, ma non fermò il consumo di alcolici. Nonostante questa tragica lezione, pare che siamo decisi a ripetere esattamente gli stessi errori nella gestione delle droghe.

Etica e opportunità

Sul piano etico, abbiamo noi il diritto di usare la macchina dello stato per impedire a un individuo di diventare un alcolista o un tossicodipendente? Per quanto riguarda i bambini, quasi tutti risponderebbero almeno un sì con qualche condizione. Ma per quanto riguarda gli adulti responsabili, io per esempio risponderei di no. Parlare con il potenziale tossicodipendente, sì. Spiegargli le conseguenze, sì. Pregare per e con lui, sì. Ma credo che non abbiamo il diritto di usare la forza, direttamente o indirettamente, per impedire a un nostro simile di suicidarsi, non parliamo quindi di bere alcolici o assumere droghe. Sono disposto ad ammettere che la questione etica è complessa e che uomini in buona fede potrebbero benissimo essere in disaccordo con me. Per fortuna, però, non dobbiamo risolvere la questione etica per trovare un accordo sulle politiche da seguire. Il proibizionismo è infatti un tentativo di cura che peggiora le cose – sia per il tossicodipendente sia per noi altri. Perciò, anche se si ritiene che l'attuale politica sulle droghe sia giustificata sul piano etico, considerazioni di opportunità fanno apparire quella stessa politica molto poco saggia.

Pensiamo prima al tossicodipendente. Legalizzare le droghe potrebbe far aumentare il numero di tossicodipendenti, ma non è certo che lo farebbe. Il frutto proibito è attraente, soprattutto per i giovani. Più importante, molti tossicodipendenti sono deliberatamente resi tali dagli spacciatori, che danno ai potenziali clienti le prime dosi gratis. Allo spacciatore conviene comportarsi così perché, una volta preso all'amo, il tossicodipendente è un cliente sicuro. Ma se le droghe fossero disponibili in modo legale, ogni possibile profitto derivante da un'attività così disumana sparirebbe, perché il tossicodipendente potrebbe acquistare la droga dal fornitore più economico. Qualunque cosa accada al numero dei tossicodipendenti, il singolo tossicodipendente starebbe sicuramente molto meglio se le droghe fossero legali. Oggi le droghe sono un prodotto incredibilmente costoso e di qualità molto incerta. I tossicodipendenti sono spinti a entrare in contatto con criminali per procurarsi la droga, a diventare loro stessi criminali per finanziare il proprio vizio e a correre un costante rischio di morte e malattia.

Passiamo adesso a noi altri. Qui la situazione è di una chiarezza cristallina. I danni che noi subiamo a causa della dipendenza altrui derivano quasi esclusivamente dal fatto che le droghe sono illegali. Un comitato dell'American Bar Association ha di recente stimato che i tossicodipendenti commettono da un terzo a metà di tutti i crimini di strada degli Stati Uniti. Se legalizzassimo le droghe, il numero di crimini di strada crollerebbe. Senza contare che i tossicodipendenti e gli spacciatori non sono gli unici a essere corrotti. Sono in gioco somme enormi. È inevitabile quindi che alcuni poliziotti e funzionari governativi relativamente poco pagati – così come anche alcuni tra quelli più pagati – cedano alla tentazione di guadagnare soldi facili.

Sicurezza

Legalizzare le droghe ridurrebbe la quantità di crimini e al tempo stesso migliorerebbe la qualità dell'applicazione della legge. Riuscite a immaginare un qualsiasi altro provvedimento che otterrebbe un simile risultato nel promuovere la sicurezza dei cittadini? Ma, si potrebbe dire, dobbiamo quindi accettare la sconfitta? Perché non mettere semplicemente fine al traffico di droga? Qui è dove l'esperienza del periodo del proibizionismo è più rilevante ai nostri fini. Non possiamo infatti mettere fine al traffico di droga. Potremmo anche bloccare l'oppio che arriva dalla Turchia, ma ci sono innumerevoli altri posti dove il papavero da oppio cresce. Con l'aiuto della Francia, potremmo poi rendere Marsiglia un luogo inadatto alla produzione di eroina, ma ci sono innumerevoli altri posti dove le semplici operazioni necessarie alla produzione di droga possono essere portate a termine. Finché grandi somme di denaro saranno coinvolte – e sono destinate a esserlo se le droghe restano illegali – è letteralmente impossibile aspettarsi di porre fine al traffico di droga o anche di ridurre in maniera significativa la sua portata. Per quanto riguarda le droghe, così come in altri campi, infatti, la persuasione e l'esempio possono essere molto più efficaci rispetto all'uso della forza nel modellare il comportamento degli altri a nostra immagine.

(Traduzione a cura di Marco del Ciello).

www.radicalisenzafissadimora.org

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