Di Giulia Cortese.
Decine di eccellenti laureati, potenziali professionisti che potrebbero contribuire a uno sviluppo economico e sociale del paese, restano tagliati fuori dal mercato del lavoro, da un lato a causa della crisi, dall'altro dalla clausura e dall'immobilismo degli Ordini professionali. Gli Ordini professionali italiani sono bloccati, chiusi in se stessi, non fanno gli interessi dei consumatori. La cosa più grave, però, è che la probabilità di superare l'esame per accedere ai vari ordini non dipende esclusivamente dalle qualità del candidato, ma soprattutto da altro. Basti pensare che, secondo alcune statistiche, aspiranti commercialisti veneziani hanno il 92% di probabilità di essere bocciati all'esame, mentre aspiranti commercialisti catanesi possono anche stappare lo spumante: sotto l'Etna non bocciano nessuno. Questo pare dimostrare quanto scriveva Indro Montanelli: così come sono servono solo a 'difendere le mafie di interessi corporativi'. Sarà veramente difficile che vengano aperte le professioni a noi giovani, se gli Ordini continuano ad inserire nelle commissioni d'esame (quelle che decidono chi si può iscrivere agli albi) persone che esercitano una serie di attività e che hanno tutto da perdere all'entrata di professionisti più bravi e più competenti di loro. Sappiamo che in Italia la parola 'merito' è abusatissima, ma la cosa che incuriosisce è che la sua valorizzazione, a quanto pare, dipende dall'area geografica. A tal punto mi sorge una domanda, anzi due: tutti i geni di una determinata professione nascono in una zona e tutti i somari dall'altra? I voti dipendono dalla bravura dei candidati o dal capriccio e dalle chiusure delle commissioni?
Quanto a me, ho quasi tutta la vita davanti, e mi chiedo certe volte se non sia il caso di costruirsi un futuro altrove.
www.radicalisenzafissadimora.org
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