domenica 5 febbraio 2012

Ma perché è così difficile abolire il valore legale del titolo di studio?

Di Roberto Perotti.
Da L'università truccata. Gli scandali del malcostume accademico, le ricette per rilanciare l'università.

Il vero motivo per cui sarebbe importante abolire il valore legale del titolo di studio è però un altro: finché esso rimane, non è possibile eliminare i concorsi, perché nel sistema attuale l'idoneità dei docenti universitari a rilasciare un titolo con valore legale deve essere accertata attraverso un concorso pubblico.
Ma perché è così difficile abolire un tale residuo del passato, che non svolge alcuna funzione utile? Il valore legale ha due tipi di difensori agguerriti. I primi sono le professioni, per motivi che non sono chiarissimi se non, forse, che la sua abolizione renderebbe più complicati gli esami di stato. Ma il valore legale è difeso strenuamente anche sul versante opposto, da chi lo considera come una garanzia contro l'università di élite: come scriveva il ministro Mussi «Abolito il valore legale dei titoli, temo che ne resterebbe uno solo, che già oggi ha largo corso: "figlio di"». La logica sottostante è chiara, anche se raramente viene dichiarata esplicitamente: il valore legale è l'estremo baluardo contro la differenziazione fra atenei di serie A e di serie B. Ma una più marcata differenziazione è proprio ciò di cui il sistema attuale ha bisogno. È un mito tipico delle società dirigiste che tutte le università debbano essere uguali e fornire didattica allo stesso livello. Una tale eguaglianza è forse desiderabile per le scuole superiori, non lo è certo per l'università, la cui funzione è di aprire vie nuove del sapere e della conoscenza: quasi per definizione, non tutti possono aprire le stesse vie nello stesso momento. Ma non solo non è possibile, non è nemmeno desiderabile: i bravi ricercatori ricevono particolare beneficio dallo stare vicino l'uno all'altro, quindi l'innovazione scientifica e la qualità della ricerca vengono massimizzate accentrando i bravi ricercatori in pochi atenei di grande qualità. L'università deve produrre ricerca d'avanguardia, e non si può pensare che tutte le 95 università di un paese piccolo come l'Italia siano in grado di farla. Il costo di imporre uniformità a tutti è di imporre anche la mediocrità a tutti.

www.radicalisenzafissadimora.org

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