Qualche giorno fa ho qui espresso la mia opinione sulla proposta di Pier Paolo Segneri, membro della giunta di segreteria di Radicali Italiani, di aprire una costituente liberale e democratica ('Cittadini di tutto il mondo, uniamoci!'). Dopo aver seguito attraverso Radio Radicale i lavori della prima riunione della costituente ('Un "altro" terreno. Le idee Lib-dem') ritorno sull'argomento per meglio precisare il mio pensiero.
Di Marco del Ciello.
Venerdì 11 marzo si è tenuto a Roma, nella sede del quotidiano L'Opinione, il primo incontro della Costituente Liberale e Democratica voluta da Pier Paolo Segneri. Per motivi logistici non ero presente, ma ho ascoltato in seguito i lavori sul sito di Radio Radicale. Devo dire che ne ho tratto un'impressione molto positiva e ho apprezzato soprattutto il tentativo, portato avanti dalla maggior parte dei relatori, di affrontare il problema del 'cosa' e del 'come' contestualmente, ovvero di riflettere insieme sia sul merito delle proposte politiche (policy) sia sul metodo migliore per tradurle in pratica nel quadro politico attuale (politics). Troppo spesso invece le discussioni politiche finiscono per privilegiare uno solo di questi ambiti, ricadendo nel puro esercizio intellettuale oppure al contrario nella tattica elettorale nuda e cruda. Io ritengo che contenuti e contenitori, mezzi e fini, debbano sempre andare di pari passo e ho colto interessanti spunti su entrambi i fronti.
Mi ero ripromesso, nei limiti delle mie capacità e possibilità, di dare un piccolo contributo a questo progetto e adesso non voglio affatto sottrarmi. Da tempo mi sono convinto che stiamo attraversando una profonda rivoluzione tecnologica, che nasce dalle scoperte nel campo dell'informatica e della biologia ma investe sempre più ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Non ha più molto senso quindi rifarsi a modelli del passato per trovare soluzioni ai problemi dell'oggi, ma è più produttivo guardare quello che succede fuori dall'Italia per trovare ispirazione. Come insegnano gli economisti dello sviluppo, il vantaggio di essere un paese arretrato è che si può copiare dagli altri. E questo vale, a mio modo di vedere, sia per le politiche pubbliche sia per il modello organizzativo dei soggetti politici, che non può più essere quello classico del partito o del movimento, ma deve invece strutturarsi come una rete policentrica, ridondante e flessibile. Con uno slogan potrei dire che si tratta di imparare dagli errori del futuro.
www.radicalisenzafissadimora.org
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