Di Michel Foucault.
Da Sorvegliare e punire. Nascita della prigione.
Da quando, centocinquanta o duecento anni fa, l'Europa ha dato vita ai nuovi sistemi penali, i giudici, poco a poco, ma con un processo che risale a molto lontano, si sono messi a giudicare qualcosa di diverso dai reati: l'«anima» dei criminali.
[...] Conoscenza dell'infrazione, conoscenza del responsabile, conoscenza della legge, tre condizioni che permettevano di fondare un giudizio sulla verità. Oggi, nel corso del giudizio penale, si trova inserito un tutt'altro problema di verità. Non più semplicemente: «Il fatto è accertato ed è delittuoso?» Ma anche: «Cos'è questo fatto, cos'è questa violenza o questo assassinio? A quale livello o in quale campo della realtà dobbiamo inscriverlo? Allucinazione, reazione psicotica, episodio delirante, depravazione?» Non più semplicemente: «Chi ne è l'autore?» Ma: «Come determinare il processo causale che l'ha prodotto? Dove è, nello stesso autore, la sua origine? Istinto inconscio, eredità, ambiente?» Non più semplicemente: «Quale legge sanziona questa infrazione?» Ma: «Quale sarà la misura più appropriata da prendere? Come prevedere l'evoluzione del soggetto? In qual modo verrà più sicuramente corretto?» Tutto un insieme di giudizi di valore, diagnostici, prognostici, normativi, concernenti l'individuo criminale ha preso posto nell'armatura del giudizio penale.
www.radicalisenzafissadimora.org
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