Oggi il regime italiano (in quale altro modo possiamo definire l’attuale assetto mediatico-istituzionale?) celebra la Repubblica Italiana.
Uno Stato dove si viola la sacralità della procedura elettorale, presentando liste con firme false,
una Repubblica nella quale vige la tortura di Stato del 41bis,
una nazione condannata per violazione dei diritti umani; violazione che pratica tranquillamente nelle proprie galere, dove infligge normalmente trattamenti inumani e degradanti ai prigionieri.
Un Paese che si rifiuta di varare un provvedimento di amnistia e indulto (un atto di rigenerazione, prima che di clemenza), nonostante le sollecitazioni del Presidente della Repubblica, che invita ad ottemperare all'ingiunzione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Un Paese con una giustizia penale bloccata dall’irragionevole durata dei processi (per cui è condannata da decenni in sede internazionale) e con una giustizia civile altrettanto bloccata.
Un Paese con una giustizia civile la cui lentezza tiene lontani imprenditori europei e internazionali (che preferiscono dirottare i loro investimenti in posti più sicuri). Una giustizia civile che sembra facilitare, piuttosto che impedire, il prosperare dei disonesti e dei prepotenti.
Una Patria, infine, nella quale il debito pubblico, che dovranno pagare soprattutto i giovani di oggi, già penalizzati da aspettative di vita per la prima volta peggiori di quelle dei loro genitori. ha ormai superato il 130%.
Auguri Italia ma, soprattutto agli italiani, donne e uomini forse troppo fiduciosi e pazienti.
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