Mentre
si dimette il Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e viene nominato commissario
anti corruzione il magistrato Raffaele Cantone (“Commissariamenti e sanzioni” ha
titolato il Corriere della sera) vale la pena di rileggere le parole dell’intervista
rilasciata dal Procuratore Aggiunto di Venezia Carlo Nordio a Radio Radicale
nei giorni scorsi:
"Il
rischio che, ancora una volta, si devolva alla magistratura l’aspettativa di
una sorta di palingenesi salvifica è un rischio reale (un rischio che peraltro
io denuncio da quindici anni nei miei articoli e nei miei libri). Perché, se vi
è un errore che non si deve assolutamente ripetere, anche se temo ci sia il rischio
che si ripeta, è quello di incaricare la magistratura di fare pulizia e di
cambiare i vizi della politica.
La
nomina di un commissario straordinario che sia munito di poteri adeguati di controllo,
in teoria può anche andare bene, e andrà bene di sicuro vista la caratura
intellettuale e professionale della persona (il Dott. Cantone n.d.r.) ma questo
conta molto poco nella lotta concreta contro la corruzione.
Il
primo elemento della lotta alla corruzione è quello che De Gaulle chiamerebbe:
“vasto programma”: bisognerebbe far capire ai cittadini che il rispetto delle
regole, non solo è doveroso, non solo è etico, non solo è un obbligo giuridico
ma è soprattutto utile. Noi vivremo molto meglio, economicamente, eticamente,
socialmente, se tutti rispettassimo le regole (dalla regola più piccola, che
quella di non sorpassare in curva, a quella più grande: di non rubare fondi
pubblici; ma questo è un vasto programma che presuppone un’educazione civica
che sarà necessario dare alle future generazioni.
Un programma invece concreto, che invece Governo e Parlamento sarebbero in grado di
attuare subito a costo zero, anche risparmiando soldi, non è quello di confidare in nuove leggi penali che non serviranno
assolutamente a nulla; non quello è di inasprire le pene, di cui i potenziali
delinquenti si ridono, anche perché il nostro sistema processuale è così
fasciato che queste pene non saranno mai applicata se non dopo processi lunghi,
eterni. Tra l’altro con il rischio di
finire in una serie di prigioni per le quali l'Italia, giustamente, è stata
richiamata all'ordine e che noi auspichiamo, io per primo, che vengano, in un
certo senso, ridotte nella loro accoglienza attraverso opportuni provvedimenti
di amnistia indulto o comunque di depenalizzazione. E questo lo dico perché è
noto – l’ho già detto proprio con Marco Pannella nella vostra trasmissione – che
io ritengo il carcere la extrema ratio
della forma punitiva).
Quello
che invece è necessario, l’ho e detto e lo ripeto, è che il Governo, il Parlamento, riduca le leggi: non le deve
aumentare, le deve ridurre, le deve semplificare, deve renderle più chiare e
più trasparenti in modo che chi partecipa a una gara pubblica sappia a chi si
deve rivolgere, quali sono le autorità che sono responsabili. Autorità che
devono essere poche (perché se lei deve bussare 100 porte è molto probabile,
anzi è certo, che almeno uno di queste rimane chiusa finché non arriva qualcuno
che le dice che deve ungerla attraverso delle, parola brutta, mazzette). Deve
semplificare le procedure, deve renderle più snelle e - anche qui - più
trasparenti.
Questa
non è un'idea dell’ultimo arrivato tra i magistrati come il dottor Nordio.
Tacito, 2.000 anni fa, l'ha detto con quella
tipica, icastica sintesi che avevano i romani: “Corruptussima Repubblica
plurima leges” (più la Repubblica è corrotta e più leggi produce) e
simmetricamente, più numerose sono le leggi, più la Repubblica è corrotta.
Quindi,
se io dovessi dare un suggerimento al primo ministro, che è giustamente
preoccupato di quanto sta accadendo (perchè anche lui è molto giovane e aveva
vent'anni quando è scoppiata la prima Tangentopoli, forse meno, e quindi magari
si lascia anche lui convincere dalla potenzialità dell'arma penale. Ecco, gli
direi: “lasciate stare le pene, le leggi penali, i nuovi reati: lasciamoli
perdere. Ci sono già. Le pene sono già stratosferiche”. Se uno per la
corruzione continuata, una persona oggi rischia 15 anni di galera, che non sono
pochi (anche se poi, magari se ne danno due e non ne sconta neanche uno - che
non è colpa del legislatore semmai è con la magistratura giudicante che se la
deve prendere), direi: “non fate nuove leggi, non fate nuove pene, non
aumentate le pene, diminuite le pene, paradossalmente, ma rendetele più
efficaci e concrete.
E
soprattutto, prevenite il reato.
Ma
il reato si previene soltanto nel modo che ho detto io prima, in questo settore
almeno. La semplificazione delle procedure, l’individuazione seria e
determinata delle competenze, i controlli preventivi fatti seriamente da poche
persone nel caso che abbiamo noi a Venezia (questo dico perche l’avete scritto
su tutti i giornali) è sufficiente leggere il numero di autorità che erano
preposte al controllo per cui è facile capire che alla fine qualcuna di queste
dovesse essere un intoppo che andava…..una porta che andava aperta soltanto
oliandola. C’era la corte dei conti, c'era la Regione, la Provincia, il Comune,
il Magistrato alle acque e via cantando così…. ecco dov’è il nocciolo della
corruzione…..".
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