sabato 14 giugno 2014

Corruzione - via Orsoni, Cantone commissario: servirà a qualcosa?

Mentre si dimette il Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e viene nominato commissario anti corruzione il magistrato Raffaele Cantone (“Commissariamenti e sanzioni” ha titolato il Corriere della sera) vale la pena di rileggere le parole dell’intervista rilasciata dal Procuratore Aggiunto di Venezia Carlo Nordio a Radio Radicale nei giorni scorsi:


"Il rischio che, ancora una volta, si devolva alla magistratura l’aspettativa di una sorta di palingenesi salvifica è un rischio reale (un rischio che peraltro io denuncio da quindici anni nei miei articoli e nei miei libri). Perché, se vi è un errore che non si deve assolutamente ripetere, anche se temo ci sia il rischio che si ripeta, è quello di incaricare la magistratura di fare pulizia e di cambiare i vizi della politica.
La nomina di un commissario straordinario che sia munito di poteri adeguati di controllo, in teoria può anche andare bene, e andrà bene di sicuro vista la caratura intellettuale e professionale della persona (il Dott. Cantone n.d.r.) ma questo conta molto poco nella lotta concreta contro la corruzione.

Il primo elemento della lotta alla corruzione è quello che De Gaulle chiamerebbe: “vasto programma”: bisognerebbe far capire ai cittadini che il rispetto delle regole, non solo è doveroso, non solo è etico, non solo è un obbligo giuridico ma è soprattutto utile. Noi vivremo molto meglio, economicamente, eticamente, socialmente, se tutti rispettassimo le regole (dalla regola più piccola, che quella di non sorpassare in curva, a quella più grande: di non rubare fondi pubblici; ma questo è un vasto programma che presuppone un’educazione civica che sarà necessario dare alle future generazioni.

Un programma invece concreto, che invece Governo e Parlamento sarebbero in grado di attuare subito a costo zero, anche risparmiando soldi, non è quello di confidare in nuove leggi penali che non serviranno assolutamente a nulla; non quello è di inasprire le pene, di cui i potenziali delinquenti si ridono, anche perché il nostro sistema processuale è così fasciato che queste pene non saranno mai applicata se non dopo processi lunghi, eterni.  Tra l’altro con il rischio di finire in una serie di prigioni per le quali l'Italia, giustamente, è stata richiamata all'ordine e che noi auspichiamo, io per primo, che vengano, in un certo senso, ridotte nella loro accoglienza attraverso opportuni provvedimenti di amnistia indulto o comunque di depenalizzazione. E questo lo dico perché è noto – l’ho già detto proprio con Marco Pannella nella vostra trasmissione – che io ritengo il carcere la extrema ratio della forma punitiva).
 
Quello che invece è necessario, l’ho e detto e lo ripeto, è che il Governo, il Parlamento, riduca le leggi: non le deve aumentare, le deve ridurre, le deve semplificare, deve renderle più chiare e più trasparenti in modo che chi partecipa a una gara pubblica sappia a chi si deve rivolgere, quali sono le autorità che sono responsabili. Autorità che devono essere poche (perché se lei deve bussare 100 porte è molto probabile, anzi è certo, che almeno uno di queste rimane chiusa finché non arriva qualcuno che le dice che deve ungerla attraverso delle, parola brutta, mazzette). Deve semplificare le procedure, deve renderle più snelle e - anche qui - più trasparenti.
Questa non è un'idea dell’ultimo arrivato tra i magistrati come il dottor Nordio. Tacito, 2.000 anni fa, l'ha detto con quella  tipica, icastica sintesi che avevano i romani: “Corruptussima Repubblica plurima leges” (più la Repubblica è corrotta e più leggi produce) e simmetricamente, più numerose sono le leggi, più la Repubblica è corrotta.
Quindi, se io dovessi dare un suggerimento al primo ministro, che è giustamente preoccupato di quanto sta accadendo (perchè anche lui è molto giovane e aveva vent'anni quando è scoppiata la prima Tangentopoli, forse meno, e quindi magari si lascia anche lui convincere dalla potenzialità dell'arma penale. Ecco, gli direi: “lasciate stare le pene, le leggi penali, i nuovi reati: lasciamoli perdere. Ci sono già. Le pene sono già stratosferiche”. Se uno per la corruzione continuata, una persona oggi rischia 15 anni di galera, che non sono pochi (anche se poi, magari se ne danno due e non ne sconta neanche uno - che non è colpa del legislatore semmai è con la magistratura giudicante che se la deve prendere), direi: “non fate nuove leggi, non fate nuove pene, non aumentate le pene, diminuite le pene, paradossalmente, ma rendetele più efficaci e concrete.
E soprattutto, prevenite il reato.

Ma il reato si previene soltanto nel modo che ho detto io prima, in questo settore almeno. La semplificazione delle procedure, l’individuazione seria e determinata delle competenze, i controlli preventivi fatti seriamente da poche persone nel caso che abbiamo noi a Venezia (questo dico perche l’avete scritto su tutti i giornali) è sufficiente leggere il numero di autorità che erano preposte al controllo per cui è facile capire che alla fine qualcuna di queste dovesse essere un intoppo che andava…..una porta che andava aperta soltanto oliandola. C’era la corte dei conti, c'era la Regione, la Provincia, il Comune, il Magistrato alle acque e via cantando così…. ecco dov’è il nocciolo della corruzione…..". 

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