Mostrava quello che
radio e televisione decidono di far vedere e sentire agli italiani.
Come questo
influisce su quello che penseranno.
E voteranno.
Vedi:
Il comunicato di Gianni Betto, direttore del Centro d’Ascolto dell’informazione
radiotelevisiva:
“Dalla scorsa settimana, precisamente del 13 giugno, il Centro di Ascolto
dell'informazione radiotelevisiva
- dopo 35 anni - ha cessato le
proprie attività. E’ chiuso; non ha più i suoi dipendenti, non ha più i suoi
collaboratori, non produce più dati e analisi aggiornate sullo stato della
televisione italiana.
Il lavoro di monitoraggio dell'informazione televisiva, se fatto bene,
è un lavoro costoso. E’ una di quelle attività dove la professionalità e la
competenza delle persone è fondamentale e dove il supporto delle tecnologie è
limitato soltanto ad alcuni aspetti tecnici.
Il Centro di Ascolto chiude per assenza di mercato o meglio, per lo
scarso interesse che politica e istituzioni hanno sempre dimostrato, e avuto,
verso un tema delicato, troppo delicato: la conoscenza dei cittadini, la
democrazia, la libertà.
Nel mercato che non esiste vivono quattro o cinque grandi operatori,
che ruotano sostanzialmente attorno a due grandi clienti: la Rai e l'Autorità
per le garanzie nelle comunicazioni.
Nel mercato che non esiste, bene che vada, vince chi ha i migliori
rapporti con il cliente (la politica) o chi fa il prezzo più basso rispetto ai
concorrenti a scapito della qualità del lavoro o di chi lo deve realizzare.
Se si rimane nella legalità i dipendenti devono essere pagati,
retribuiti secondo le leggi materia di lavoro.
Se si rimane nella legalità non si può utilizzare il lavoro nero, non
si possono utilizzare studenti universitari sottopagati o a titolo gratuito. Se
il regime controlla e gestisce l'informazione trasmessa al cittadino italiano, che interesse ci può essere a mantenere in vita
chi tale controllo lo dimostra da anni?”
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