lunedì 23 giugno 2014

Siamo tutti meno liberi: chiuso il Centro di Ascolto

Mostrava  quello  che radio e televisione decidono di far vedere e sentire agli italiani. 
Come questo influisce su quello che penseranno.  
E voteranno.

Vedi:


Il comunicato di Gianni Betto, direttore del Centro d’Ascolto dell’informazione radiotelevisiva:

“Dalla scorsa settimana, precisamente del 13 giugno, il Centro di Ascolto dell'informazione radiotelevisiva
 - dopo 35 anni - ha cessato le proprie attività. E’ chiuso; non ha più i suoi dipendenti, non ha più i suoi collaboratori, non produce più dati e analisi aggiornate sullo stato della televisione italiana.

Il lavoro di monitoraggio dell'informazione televisiva, se fatto bene, è un lavoro costoso. E’ una di quelle attività dove la professionalità e la competenza delle persone è fondamentale e dove il supporto delle tecnologie è limitato soltanto ad alcuni aspetti tecnici.

Il Centro di Ascolto chiude per assenza di mercato o meglio, per lo scarso interesse che politica e istituzioni hanno sempre dimostrato, e avuto, verso un tema delicato, troppo delicato: la conoscenza dei cittadini, la democrazia, la libertà.

Nel mercato che non esiste vivono quattro o cinque grandi operatori, che ruotano sostanzialmente attorno a due grandi clienti: la Rai e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Nel mercato che non esiste, bene che vada, vince chi ha i migliori rapporti con il cliente (la politica) o chi fa il prezzo più basso rispetto ai concorrenti a scapito della qualità del lavoro o di chi lo deve realizzare.

Se si rimane nella legalità i dipendenti devono essere pagati, retribuiti secondo le leggi materia di lavoro.
Se si rimane nella legalità non si può utilizzare il lavoro nero, non si possono utilizzare studenti universitari sottopagati o a titolo gratuito. Se il regime controlla e gestisce l'informazione trasmessa al cittadino italiano,  che interesse ci può essere a mantenere in vita chi tale controllo lo dimostra da anni?” 



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