Pubblichiamo il testo di un volantino distribuito lunedì 17 gennaio dall'Associazione Culturale Berbera nel corso di una manifestazione davanti al consolato libico di Milano. I radicali si stanno già attivando per portare questi gravissimi fatti all'attenzione del Parlamento italiano.
In Libia, in questi giorni, le autorità stanno conducendo una pesante repressione nei confronti di ogni manifestazione della lingua e della cultura berbera, nonché di ogni tentativo di studiarla da parte di ricercatori europei: due giovani fratelli, Mazigh e Madghis Buzakhar sono stati imprigionati con l'accusa di spionaggio per aver avuto contatti con uno straniero. Lo straniero in questione era un ricercatore italiano (che ovviamente fa il dottorato a Londra e non in Italia), che è stato anch'egli arrestato e detenuto per tre settimane a Tripoli prima di essere liberato. Negli stessi giorni, anche un paio di ricercatori berberi marocchini, Mahfoud Asmahri e Hassan Ramo, dell'Istituto Reale di Cultura Amazigh, sono stati trattenuti un paio di settimane e sottoposti a interrogatori prima di essere rimandati in patria con una paternale che li accusa di "portare acqua" al disegno criminoso di chi vuole seminare il virus della divisione in Nordafrica semplicemente ammettendo che i berberi esistono e hanno una loro lingua e cultura. Non parliamo, poi, del cantante berbero Abdullah Ashini, condannato a cinque anni di prigione per aver cantato all'estero in un festival di canzoni berbere!
A Milano, il vicesindaco De Corato censura ogni manifestazione di protesta per i diritti umani in Nordafrica, lamentando il dispendio di forza pubblica per vicende che ai milanesi non interesserebbero: un insulto non solo agli immigrati, ma anche ai tanti milanesi che non si riconoscono in queste affermazioni xenofobe grette e meschine. Di fatto, De Corato si pone a fianco del dittatore libico, che ama i cavalli berberi ma vuole far sparire i berberi, uomini e donne, che ancora esistono in Nordafrica, parlano la loro lingua, che fu quella di Giugurta e Massinissa, e non si sono fatti assorbire dagli invasori arabi.
Madghis Buzakhar non è una spia. Si occupa della propria lingua materna e della propria cultura, aveva raccolto una piccola biblioteca che ora gli è stata sequestrata, e ha scritto alcuni articoli interessanti, in particolare uno riguardo alla figura dello sheikh Abu Falgha, autore di due poemetti religiosi in berbero agli inizi dell'Ottocento. Ironia della sorte, uno scritto inedito di Ibrahim Scemmakhi del 1881, che proprio Madghis ha segnalato a proposito di questi poemi religiosi, riporta una vicenda di quei giorni in cui si parlava di "spie" che a Tripoli seguivano tutte le mosse dell'autore e riferivano alle autorità cosa faceva e con chi si incontrava. Non poteva immaginare che sarebbe presto successa a lui la stessa sorte! Ma Scemmakhi, dopo qualche giorno di sosta forzata in città poté ripartirsene libero e scrivere della sua avventura. Quando potrà fare lo stesso Madghis Buzakhar?
www.radicalisenzafissadimora.org
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