mercoledì 26 gennaio 2011

Intervento di Emiliano Silvestri. A proposito di giustizia, pena e volantini

Domenica sera Diego Mazzola e Marco del Ciello, militanti dell'Associazione Radicali Senza Fissa Dimora, hanno inviato una lettera aperta al segretario di Radicali Italiani Mario Staderini, a proposito della giustizia e delle pene, lettera poi pubblicata anche sull'edizione odierna di Notizie Radicali. Interviene ora nel dibattito Emiliano Silvestri.

Di Emiliano Silvestri.

Cari compagni,
intanto grazie per questa lettera che dimostra una volta di più la grandezza del nostro partito rispetto al panorama politico che ci circonda.
È dall'altra sera che mi capita di soffermarmi, a tratti, sul volantino in questione, grazie a voi riuscirò forse a dare ai miei "ragionamendi" una forma comprensibile. L'obiezione che mi sentirei di muovere al suo estensore è, essenzialmente, di avere scambiato la ricerca della verità con la verità acclarata in sede processuale.
Mi sembra che nelle strade noi richiamiamo, allo stato dei fatti, i commissari e il presidente Chilcot a non avere timori reverenziali nella ricerca della verità. Vi seguo perciò senz'altro fino alla fine del primo paragrafo.

Sulle altre argomentazioni sviluppate nella lettera, in attesa della risposta del segretario, vorrei sottoporre alla comune riflessione alcuni punti:
Se le risultanze di un'inchiesta rigorosa dovessero confermare i dati in possesso dei radicali, se si confermasse che Mr. Bush e Mr. Blair (con l'attiva partecipazione italiana e libica) hanno deliberatamente mentito ai cittadini statunitensi, britannici e a quelli di tutti il mondo per scatenare una guerra che poteva essere evitata o, addirittura, per scongiurare una pace che avevano a portata di mano, sarebbero responsabili di qualcosa che si potrebbe avvicinare all'alto tradimento?
Sarebbero sicuramente responsabili di qualcosa di ben più grave, aver disinnescato la migliore arma di attrazione di massa nelle mani della comunità degli Stati di tradizione democratica e matrice liberale: la democrazia; a tutt’oggi il migliore (o il meno peggiore) strumento di ordine e libertà concepito dall'umanità.
Ricorda Zygmunt Bauman facendo eco a Pannella: “Bush ha ucciso la dignità della democrazia nel mondo”. Comportamento che sembra realizzare la sensibile riduzione – se non la privazione – della speranza di convivenza pacifica nel mondo. Non sarebbe questo un crimine?
La punizione di questo crimine, attraverso la punizione del suo autore, darebbe agli avversari delle democrazie occidentali la percezione della diversità - in meglio - rispetto a sistemi dove (come nella Lombardia di Formigoni) il potere è assolto dal rispetto della legge. Darebbe agli ammiratori della democrazia, il modo di ritrovare una fiducia che va spegnendosi.

Rispetto alla teoria del capro espiatorio. Non riesco a capire. Ho la sensazione che confondiate la sociologia con il diritto. I radicali sono sostenitori dello Stato di diritto che, credo si possa dire si basa sul principio di legalità. Il principio di legalità è il rispetto della legge - che è generale e astratta. Non è inutile (nei giorni in cui viene ripetutamente violato il segreto istruttorio e il diritto individuale alla riservatezza) ricordare che tale rispetto è dovuto innanzitutto da parte del magistrato.
La certezza del diritto è appunto resa possibile dalla legge generale e astratta, che delinea i confini del lecito (meglio sarebbe dire del non sanzionato) in anticipo rispetto ai comportamenti appunto pre-visti.
Nel diritto liberale, recepito anche nella nostra costituzione, mi pare possa quindi essere ritenuto estraneo il concetto di capro espiatorio e anche quello di agnello che prende su di sè i peccati del mondo. Si può dire semplicemente che, attraverso una diagnosi politica, si identificano condotte che si ritiene di disincentivare con la pena. La legge si incarica anche di evidenziare le tipologie possibili di conflitti, e stabilisce in anticipo quale dei due contendenti avrà il suo favore. In questo quadro, ciascuno rimane libero di muoversi al di fuori dei confini tracciati, cosciente del rischio che corre. A noi è accaduto di violare deliberatamente leggi (ritenute criminali) per chiamare quelle, e il legislatore che le aveva promulgate, sul banco degli imputati.
In Italia oggi il problema non mi sembra essere il sistema penale (che comunque deve essere ridotto all'osso) ma la diagnosi politica che porta a leggi come la Bossi-Fini o la Fini-Giovanardi.

Tornando sul piano transnazionale; (al di là dello statuto della Corte penale internazionale) mi par di capire che ci siano leggi – consuetudini costituzionali – che imporrebbero a personalità come Bush e Blair di non mentire ai propri popoli e mi pare un'aggravante scatenare una guerra su quelle menzogne.
Se Usa e UK sono dotate di leggi che sanciscono con il carcere simili comportamenti ne consegue che, qualora fossero ritenuti responsabili, il bilanciamento tra aggravanti e attenuanti stabilirebbe qual'è la pena pre-vista per loro. Potremmo poi ragionare sul fatto che sia inutile incarcerarli ma va ricordata l'esigenza di mostrare agli avversari delle democrazie occidentali e agli ammiratori degli Stati liberali e di diritto che da noi nessuno, nemmeno il presidente, può farsi beffe della legge.

Un abbraccio,
Emiliano

www.radicalisenzafissadimora.org

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