Pubblichiamo una testimonianza di Maddalena Crudeli, coordinatrice provinciale per Alessandria dell'Associazione Radicale Adelaide Aglietta, sulle difficoltà organizzative e politiche che i militanti radicali incontrano nelle città di provincia.
Di Maddalena Crudeli.
Lo scorso mese di dicembre a Tortona come Associazione Radicale Adelaide Aglietta ho organizzato una serata in memoria di Antonio Russo, con la proiezione del film "Cecenia" di Leonardo Giuliano e a seguire un dibattito che ha visto l'introduzione di Emiliano Silvestri, giornalista di Radio Radicale, che ha ricordato come Antonio Russo fosse un reporter che vivendo sul posto testimoniava le barbarie di una guerra e non interpretava o attendeva le notizie nella camera di un hotel di lusso. Insomma, come fosse un giornalista d'inchiesta, di quel genere di giornalismo che, come ha ricordato Cesare Del Frate, caporedattore di Diogene Magazine, una rivista che tramite la filosofia cerca di interpretare il reale e l'attualità, citando i fattori tecnici e organizzativi del giornalismo, dall'agenda setting al "monopolio" delle agenzie di stampe, manca totalmente oggi in Italia ma più in generale nell'Occidente. Infine Bruno Mellano, membro della direzione di Radicali Italiani, con una lucida lettura della politica internazionale italiana e occidentale, ha sottolineato come ciò che succede in Cecenia è responsabilità anche nostra, del giornalismo e dei governi occidentali che tacciono, non testimoniano, non indagano. A riprova di questo la sala era G-Romita e non gremita di giornalisti locali. E non solo di giornalisti. Pur ringraziando i presenti interessati, impegnati e attenti, il pubblico che ci si aspettava, quello dei giovani incuriositi da cosa succede dove non si rispettano i diritti umani e ci sono le guerre, a quello dei più adulti almeno un poco interessati al destino del prossimo, di questo pubblico, in un tranquillo sabato sera pre-natalizio, da parte di questo tipo di pubblico nessuna risposta. E una lucida analisi a volte può essere doverosa anche se forse non necessariamente utile.
Premettendo che la situazione di Tortona è quella di una provincia dove scarsissima è la militanza radicale ed è spesso la volontà di un singolo che permette di organizzare qualcosa, ebbene per come ho gestito la cosa avrò senz'altro meriti e demeriti. Ottenere la sala, i burocratici permessi della SIAE, la presenza dei relatori provenienti da diverse città, a cui assicurare tutta la doverosa ospitalità, le adesioni, che devo dire sono state molte, da Radicali Italiani, a Diogene Magazine, agli amici di Beppe Grillo, al Partito Socialista, ai Verdi Piemonte, Annavia, Radio Radicale e anche il Pd di Tortona, per tutto questo un certo impegno di tempo e di mezzi c’è voluto. Il Pd di Tortona era co-organizzatore e co-finanziatore, anche se in minima parte, della serata. Un disastro di collaborazione nonostante le buone intenzioni del giovane segretario di sezione. Nessuno degli iscritti del PD (o non iscritti, simpatizzanti poco importa) si è presentato alla serata. E se l'unica cosa di cui si doveva occupare era la sala fornita di apparecchiatura per la video proiezione e a poche ore dall'evento ho dovuto (mentre ero a Torino per il congresso dell'Aglietta) trovare al volo pc e video proiettore… Si può capire quale sia stato il motivo per cui ho dedicato troppo poco spazio alla comunicazione e all'informazione, quindi inviti e stampa, oltre al classico comunicato stampa e al giro di mail poco altro sono riuscita a fare. E questo forse avrebbe cambiato le cose, se più spazio alla notizia avesse dato la stampa. Forse avrebbe cambiato le cose, perché davvero non capisco perchè l’argomento, così toccante, trasversale, attuale, vicino al nostro paese (si trattava di un giornalista italiano) a Tortona non debba interessare!
Qualcuno mi ha chiesto perché ho scelto questa tema, quale fosse il collegamento con la realtà della città. Certo altri temi avrebbero potuto essere più vicini, come per esempio la questione del nucleare. Perché ho scelto questo argomento? Ho solo una risposta. Febbraio 1994, compivo 13 anni e Andrea Tamburi moriva ucciso a Mosca. Mi ricordo quando Radio Radicale diede la notizia. Me lo ricordo come fosse ieri. E così che ho pensato che c'era tutta una storia che non si raccontava, una storia fatta di guerre e di persone che vengono uccise (a 8 anni, non ho mai capito bene perché, scrivevo ungarettiane poesie sulla guerra, senza aver ancora letto Ungaretti). E ho pensato che Radio Radicale raccontava di queste storie e che il Partito Radicale faceva delle cose, si interessava a delle cose, a delle cose che mi sembrava importante interessarsi. È così che sono diventata radicale, e man mano negli anni mi sono interessata più o meno a tutte le tematiche, da quelle dell'Associazione Luca Coscioni, alla questione delle carceri, ad altri temi di politica nazionale, passando anche per una passione per gli scritti di Pasolini, passando poi per un'esperienza diretta negli uffici dei nostri parlamentari a Bruxelles, fino ad arrivare alla politica radicale in generale, intesa come modalità, come modus operandi, coerente e nonviolento, propositivo e fermo, con un'apertura mentale che diventa modus vivendi delle persone. Però sempre un po' qui, in qualche posto particolare della mia mente, i temi di diritti umani e civili e di politica internazionale e di giornalismo e disinformazione (tema poi della mia tesi di laurea) hanno sempre trovato uno spazio particolare. È così che ho deciso di parlare di Cecenia, anche qui, a Tortona, in una fredda serata invernale, perché non capisco, in fondo io ero in un piccolo appartamento milanese quando sentii parlare di Mosca e poi di Cecenia e poi di tutto il resto ascoltando Radio Radicale, e ne sono rimasta colpita. E allora perché questo gemellaggio Tortona-Grozny proprio è impensabile?
www.radicalisenzafissadimora.org
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