Di Ernesto Rossi.
Da Abolire la miseria.
L'agiografia narra di santi che, nei primi secoli del cristianesimo, quando arrivavano nei porti della Gallia navi cariche di nuovi schiavi, ne comperavano più che potevano con i denari raccolti dai fedeli, per rimetterli in libertà. Così acquistavano merito presso il Signore. Non possiamo farci un'idea dell'entità del fenomeno. Il biografo di santo Eligio assicura che, in certi giorni, il suo santo riusciva a riscattare venti, cinquanta ed anche cento schiavi. Ma è certo che se questo esempio di carità fosse stato seguito da molti, sicché alla normale domanda di schiavi, mossa dal desiderio di disporre di strumenti di lavoro, si fosse per un lungo periodo aggiunta una domanda, suscitata dal desiderio altruistico di venire in soccorso a degli sventurati, sufficiente per farne elevare in modo sensibile il prezzo, il commercio degli schiavi ne sarebbe stato incoraggiato, si sarebbero fatte più razzie, specialmente fra i popoli barbari, per procurarsi la merce, e, in conseguenza, più persone sarebbero state uccise nei combattimenti, o sarebbero morte per i disagi ed i tormenti, durante il viaggio, più persone sarebbero state strappate al loro ambiente e alla loro vita abituale.
A chi studia la storia della carità privata e delle pubblica beneficienza nei diversi paesi mille volte si presentano casi analoghi, in cui i resultati non hanno per niente corrisposto alla buone intenzioni. L'opera poco illuminata del privato e del legislatore, che guardano solo agli effetti immediati del loro intervento, aggrava, a lunga scadenza, il male che era indirizzata a curare. Forse in nessun altro campo la sensiblerie ha dato frutti socialmente così dannosi.
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