sabato 14 maggio 2011

Come funziona il sistema elettorale delle comunali?

Di Marco del Ciello.

Domani e dopodomani i cittadini milanesi, così come quelli di tante altre città con più di 15.000 abitanti, si recheranno alle urne per scegliere il loro nuovo sindaco e per rinnovare il consiglio comunale. Ma forse non tutti gli elettori sanno con esattezza come funziona il sistema elettorale delle comunali, cioè quel meccanismo che permette di tradurre i voti in eletti.

Il sindaco viene eletto con un maggioritario uninominale a doppio turno. In pratica, se un candidato raggiunge il 50% + 1 delle preferenze, viene immediatamente eletto, in caso contrario si procede a un secondo turno di ballottaggio a distanza di due settimane. Al ballotaggio accedono i due candidati che hanno conquistato il maggior numero di voti al primo turno e vince chi conquista più elettori, anche se non necessariamente più del 50%. Questo meccanismo assicura che il vincitore goda di un ampio consenso tra gli elettori, ma ha lo svantaggio di costringere spesso gli elettori a un doppio sforzo a distanza di pochi giorni.

I posti all'interno del consiglio comunale vengono invece assegnati sulla base di un sistema proporzionale a circoscrizione unica, corretto con soglia di sbarramemto e premio di maggioranza. La formula adottata è quella dei divisori d'Hondt, dal nome del matematico che l'ha ideata. Accedono alla ripartizione dei seggi solo quelle liste o quelle coalizioni di liste che abbiano raccolto almeno il 3% dei voti. Alla lista o coalizione che ha ottenuto il maggior numero di voti, anche se non necessariamente il 50% + 1, vengono assegnati il 60% dei seggi, mentre tutte le altre liste e coalizioni che abbiano superato lo sbarramento del 3% devono accontentarsi del rimanente 40%.

Il numero di voti, in valore assoluto, ottenuto da ogni lista viene diviso per 1 e la lista che ha così il numero più elevato ottiene un seggio. Dopo questa operazione si procede a una nuova divisione, ma questa volta per 2 e di nuovo la lista che ha il numero più elevato ottiene un seggio. I divisori successivi sono 3, 4, 5, 6 e così via. Si procede con le divisioni finché tutti i seggi non sono stati assegnati. Naturalmente è anche possibile che qualche lista rimanga del tutto esclusa dall'assegnazione dei seggi. Tra i candidati all'interno delle liste vengono eletti coloro che hanno ottenuto il maggior numero di voti di preferenza, indipendentemente dall'ordine di lista. Si tratta di un meccanismo che, apparentemente, garantisce un'ampia rappresentanza, ma in realtà penalizza i partiti minori a tutto vantaggio di quelli grandi.

www.radicalisenzafissadimora.org

3 commenti:

  1. non mi è chiaro. nei seguenti punti:
    1) il minimo del 3% in caso di coalizione di liste, è riferito a ogni singola lista all'interno della coalizione oppure al totale ottenuto dalla coalizione di liste?
    2) nel caso in cui la lista o la coalizione di liste che ha ottenuto più voti sia riferita NON al sindaco nominato al ballottagio, cosa succede? cambia il meccanismo per la nomina dei consiglieri?
    Grazie,
    Marco Pellegrini

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  2. 1) in caso di coalizione di liste la soglia di sbarramento si applica al risultato di tutta la coalizione, cioè alla somma dei risultati delle varie liste che la compongono, e non ai risultati delle singole liste.

    2) mi rendo conto che su questo punto mi sono espresso in modo poco chiaro. Il risultato che conta per l'assegnazione del premio di maggioranza non è quello della lista o coalizione di liste, ma quello del candidato sindaco a cui queste sono collegate. Quindi il candidato sindaco eletto (al primo o al secondo turno) ottiene per la sua coalzione il 60% dei seggi, indipendentemente dal risultato di queste ultime. Lo scopo infatti è garantire al sindaco una solida maggioranza in consiglio. Quasi sempre i risultati di sindaco e coalizione coincidono.

    Marco del Ciello.

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  3. e prima della riforma del 93?

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