domenica 22 maggio 2011

La crisi del sistema pensionistico italiano

Di Edoardo Narduzzi.
Da Ciascuno per sé. Vivere senza welfare.

In Italia una delle prime vittime della crisi economica è la sostenibilità del sistema pensionistico. Secondo i calcoli effettuati dal nucleo di valutazione della spesa previdenziale, solo per mantenere stabile il rapporto tra spesa pensionistica e prodotto interno lordo, l'economia italiana dovrebbe crescere dell'1,8% all'anno. Risultato impegnativo, considerata la performance più recente. Se poi il Pil, come nel 2009, si contrae del 5% il risultato è l'esplosione del valore del rapporto tra spesa pensionistica e ricchezza prodotta di circa il 10% nel triennio 2008-2010. I dati disponibili indicano in 8 miliardi e 830 milioni di euro il disavanzo accumulato dal sistema pensionistico italiano, di cui 7,2 miliardi ascrivibili al sistema pensionistico pubblico.

Sulla composizione del disavanzo pesano soprattutto le prestazioni nel comparto "lavoratori dipendenti pubblici": nel 2007 il saldo era negativo per oltre 13 miliardi perché, a fronte di 38,6 miliardi di contributi, le prestazioni sono ammontate a oltre 52 miliardi. In attivo, invece, è il bilancio della previdenza dei lavoratori privati: nel 2007 i contributi sono stati maggiori per 37 milioni rispetto alle prestazioni erogate. Positivo anche il saldo dei liberi professionisti (2,2 miliardi). Un vero e proprio tesoretto è quello rappresentato dalla contribuzione dei lavoratori parasubordinati: a fronte di 6,215 miliardi di contributi nel 2007 sono stati erogati solo 173 milioni in prestazioni, con un saldo attivo che supera i 6 miliardi. Insomma, i meno protetti, i milleuristi, pagano la pensione agli intoccabili statali.

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