Di Marco del Ciello.
Tra pochi giorni, e precisamente domenica 15 e lunedì 16 maggio, i milanesi si recheranno alle urne per scegliere il loro prossimo sindaco e rinnovare il consiglio comunale. Ma come sono andate le cose cinque anni fa? Alla sfida del 28 maggio 2006 si presentano ben dieci candidati, ma alla prova del voto solo due si sarebbero poi rivelati capaci di superare lo 0,2% di consensi e cioè la grande favorita, poi vincente, Letizia Moratti e lo sfidante di centro-sinistra ed ex prefetto della città Bruno Ferrante. Il risultato finale ci consegna una vittoria al primo turno, ma non entusiasmante, della candidata del centro-destra, con un 51,9% (353.298 voti validi) contro il 47,0% (319.823) del suo principale avversario, ma un'analisi più approfondita mostra che la Moratti è comunque capace di assicurarsi la maggioranza assoluta in tutte le zone di decentramento amministrativo di Milano, salvo la nona, che include nel suo territorio i quartieri per tradizione più 'rossi' e che è anche l'unica dove Ferrante riesce a prevalere, anche se solo per una manciata di voti. Quasi imbarazzante, invece, il divario di diciotto punti percentuali nel centro storico.
Il quadro non cambia molto se si guardano invece dei candidati sindaco le liste per il consiglio comunale. Giova ricordare che alle elezioni comunali è ammesso il voto disgiunto, cioè la possibilità di votare per un candidato sindaco e al tempo stesso per una lista diversa da quelle che lo sostengono. È quindi possibile, almeno in via teorica, una discrepanza nei risultati. Ma non in questo caso, dove la lista di Forza Italia, l'allora partito di Letizia Moratti, si rivela di gran lunga la più votata in città: percentuali superiori al 30% in tutte le zone della città, con l'Ulivo (Democratici di Sinistra + Margherita), secondo, che chiude a meno dieci e il capolista Silvio Berlusconi record di preferenze (53.297). La coalizione di centro-destra, in cui spicca anche il solido 8,6% di Alleanza Nazionale, riesce addirittura a ottenere un risultato migliore del suo candidato: 53,7%. La Moratti infatti, pur essendo fresca reduce da un'esperienza ministeriale di primo piano, non è in grado di portare un valore aggiunto al suo schieramento, anzi. Segno che già allora non era molto amata dai suoi concittadini.
Tra le altre liste possono avere un qualche interesse i risultati della Lega Nord, che delude le aspettative di molti suoi sostenitori con un 3,8% dovuto soprattutto al voto delle periferie, oppure l'UdC, che all'epoca era parte integrante del centrodestra mentre oggi costituisce la spina dorsale del terzo polo, con il suo modesto 2,4%, molto al di sotto della media nazionale del partito. I radicali sono presenti all'interno della Rosa nel Pugno, insieme ai socialisti dello SDI: 1,4% (8.603 voti) e zero consiglieri eletti, con una punta del 2% solo nella ricca Zona 1. Appena due mesi prima, alle elezioni per il parlamento nazionale, la stessa lista aveva conseguito in città il 3,8%, quindi una perdita secca di 22.734 elettori. Anche all'interno della stessa lista il podio delle preferenze è saldamente occupato dai socialisti, mentre i nostri devono accontentarsi del quarto posto (Marco Cappato, capolista, 296 voti) e del quinto (Alessandro Litta Modignani, 222).
Infine il dato dell'affluenza: un 67,6%, pari in valore assoluto a 696.747 votanti su 1.030.616 aventi diritto. Dato sostanzialemnte omogeneo in tutte le zone, ma largamente inferiore all'82% registrato alle precedenti comunali del 2001. Primo segnale di un declino progressivo della partecipazione elettorale dei milanesi che culminerà nello sconfortante 60,6% (solo 603.121 votanti) delle elezioni regionali dell'anno scorso. Chi volesse approfondire ulteriormente l'argomento può comunque consultare la Banca Dati Elettorale del Comune di Milano, da cui sono tratti anche tutti i dati citati in questo post.
www.radicalisenzafissadimora.org
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